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Pd, il sondaggio interno: "Si sono stufati di noi", dove crolla

di Enrico Paolilunedì 24 novembre 2025
Pd, il sondaggio interno: "Si sono stufati di noi", dove crolla

5' di lettura

Vatti a fidare degli amici, se poi il giorno dopo ti tocca scomodare tutti i Santi del Paradiso. Perché se in politica il puro ti epura, l’amico facilmente ti frega. O, quantomeno, non asseconda il tuo desiderio, seguendo il proprio percorso. E se poi c’è di mezzo un sondaggio sulle intenzioni di voto dei milanesi, dal quale salta fuori la crisi del Pd nel primo Municipio, quello della Ztl e della criminalità importata dalle periferie e subita come un’offesa, la fregatura devi metterla in conto, dai. Del resto lo dice anche il noto proverbio: «Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio».

Ma nonostante la saggezza popolare e le regole della politica, il segretario milanese del Pd, Alessandro Capelli, è riuscito a fare l’esatto contrario, contando troppo sugli amici, nello specifico quelli del quotidiano La Repubblica, ritrovandosi a doverli smentire il giorno dopo, con lanci d’agenzia e telefonate frenetiche ai “compagni”.
Tutto nasce, e qui torniamo al punto di partenza, da una sondaggio commissionato dal Pd a Bidimedia per tastare il polso dei milanesi in vista delle prossime comunali. Il papiello viene passato al quotidiano diretto Mario Orfeo che fa il suo lavoro: «Se si andasse oggi al voto il Pd a Milano sarebbe ancora il primo partito e il centrosinistra alle urne sarebbe davanti al centrodestra.

Ma, a sorpresa», scrive Repubblica, «potrebbe rischiare di perdere all’interno della Zona 1 (il primo Municipio, il serbatoio elettorale dei dem, ndr)». Musica celestiale per il centrodestra, un po’ meno per Capelli, che si ritrova con un diavolo per capello. E qui inizia la giostra. «Il Pd ha commissionato nelle scorse settimane un sondaggio all'agenzia demoscopica Bidimedia per capire le sensazioni delle cittadine e dei cittadini milanesi sulla e sul suo futuro», detta Capelli alle agenzie, «se dovessimo dare un titolo ai dati, diremmo: centrosinistra sempre avanti, il sondaggio che fa sorridere il Pd». E sin qui siamo alla prima parte del rosario. Poi, però, arriva il salmo: «La destra si conferma più debole e la Lega ha sempre meno consenso.

Il posto dove ha più consenso è la Ztl, restando in ogni caso indietro rispetto al centrosinistra. Nelle periferie invece cresce la forza del centrosinistra». Quindi la crisi del primo Municipio è vera, reale, e induce a pensare due cose. La prima riguarda la giunta Sala, perché se parli di urbanistica e mobilità significa che il Comune non sta andando nella direzione indicata dal Pd. La seconda riguarda il futuro. Capelli, considerando il campo largo un punto di approdo, necessario per Milano, serve l’assist perfetto a Pierfrancesco Majorino quale candidato a sindaco, al punto da indurre il capogruppo dei dem in Consiglio regionale a uscire allo scoperto. «In ore nelle quali si alimentano ipotesi e interpretazioni sui sondaggi, sono convinto di una cosa semplice: il centrosinistra a Milano deve guardare con grande ottimismo al futuro», afferma l’esponente del Pd, «dobbiamo uscire da questi mesi complicati con una decisione netta: le primarie si affacciano nell’autunno del 2026 e includono tutta la Milano possibile». Modesto dettaglio.

Majorino apparecchia la tavola delle primarie parlando a margine di un evento organizzato dagli under 30 del partito - “Una cosa di sinistra” - che chiedono spazio per esternare le loro idee («serve più sinistra nel Pd») in modo da sedersi a quel tavolo. Perché anche loro, i giovani dem belli e rampanti, vogliono le primarie, destinate a trasformarsi in una vera e propria resa dei conti all’interno di un partito in fibrillazione per il rimpasto di giunta (quella di Sala) e in tensione perla coalizione.
Perché il convitato di pietra di tutto questo arsenale di idee e ambizioni, fughe in avanti e aggregazioni, resta Azione, il partito di Carlo Calenda, che proprio dalle colonne di Libero («non entreremo nella giunta Sala per i veti della Schlein») ha lanciato il sasso nello stagno, producendo una lunga serie di reazioni.

«Emerge che il centrosinistra milanese», afferma Capelli, «è sempre avanti e che non esiste una singola forza che da sola può cambiare l’esito del voto». Però dal sondaggi emergono anche, e lo dice Repubblica, i «riscontri positivi alle urne anche per Avs (Alleanza Verdi e sinistra) e per il Terzo polo che con Azione, Casa riformista e +Europa rappresenterebbero un altro pilastro elettorale importante». E quindi davvero il centrosinistra può fare a meno di Calenda?

Dal canto suo l’ex ministro, e con lui il suo partito, ha le idee chiare. Se il candidato del centrosinistra sarà Majorino, Azione si metterà in proprio alle prossime comunali, presentando il suo candidato a sindaco. E se il centrodestra (ieri la Lega con il sottosegretario, Alessandro Morelli, e il leader del Carroccio e vice premier, Matteo Salvini, è tornata a suonare la carica per il 2027) dovesse convincere l’ex rettore del Politecnico, Ferruccio Resta, a candidarsi (i quattro leader, Meloni, Tajani, Salvini e Lupi ci starebbero lavorando) Azione potrebbe decidere di sostenere quella scelta, dando corpo a quanto va evocando Forza Italia, che corteggia Calenda da tempo. Il leader centrista, come spiegano le fonti interne al partito, resterebbe a sinistra con un tecnico o un civico come Mario Calabresi, ma non con Majo al comando. Mica una cosa da poco. «A Milano la partita è aperta», afferma il deputato e coordinatore regionale di Fi in Lombardia, Alessandro Sorte, «e mi sembra di capire che nel Municipio 1, che negli anni era diventata una roccaforte del centrosinistra, ci sono parecchi problemi. E la cosa non ci stupisce, perché proprio laddove c’erano le loro roccaforti si respira la delusione più forte e lo scontento più alto. Per esempio, oggi il Municipio 1 è forse quello dove c’è più insicurezza. E quindi il sondaggio ci dice che stanno cambiando parecchie cose». E tante altre sono destinate a cambiare nel corso di questi mesi, dove tutto può accadere, compreso il suo esatto contrario.

Del resto, a fronte di questo quadro, risulta difficile non pensare anche alle regionali, dove il centrodestra ha il pallino in mano e il centrosinistra insegue, alla ricerca di un vero campo largo, unico modo per stare a galla. Quel che è a rischio a Milano in Regione potrebbe anche funzionare. Anche se fidarsi di certi amici, tipo i 5 Stelle, non è cosa facile, se poi il giorno devi scomodare tutti i santi del paradiso...