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Milano, ma quali social? Il boom delle biblioteche in città

di Andrea Parrinogiovedì 25 dicembre 2025
Milano, ma quali social? Il boom delle biblioteche in città

4' di lettura

La culturamilanese non èmai stata così in salute. Questo è quello che hanno dimostrato i dati pubblicati dall’Osservatorio per BookCity Milano, a cura dell’Ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori (AIE), che ci raccontano come nel 2024 la spesa per la cultura aMilano abbia raggiuntoi 542,2milioni di euro,facendo registrare una crescita dell’1% rispetto all’anno precedente. Un altro dato rilevante è quello delle librerie: nel 2023 se ne contavano 180, contro le 190 registrate ad oggi. A crescere è anche il Sistema Bibliotecario Cittadino, checonta 89.800 utenti, trainatiin particolare dai giovani sotto i 18 anni, in aumento del 20%. Interessante è anche l’aumento dei prestiti, che sfioranoilmilione con unamedia di 13 libri per utente nel corso dell’anno.

Il Sistema Bibliotecario Cittadino è quindi uno dei punti di forza della cultura milanese. Nel capoluogo lombardo si contano ben 24 librerie pubbliche, praticamente una in ogni quartiere. La regina delle biblioteche comunali è sicuramente la Biblioteca Centrale Sormani, situata in centro città. Questo storico palazzo custodisce circa un milione di volumi, e dispone di sale studio sempre molto affollate, oltre ad una collezione di giornali e riviste da tutto il mondo nella “emeroteca”, una videoteca con documenti inestimabili e, per giunta, introvabili. «Questa biblioteca è nata in un “brefotrofio” e non a “casa sua”» aveva dichiarato il direttore Pietro Florio in un’intervista rilasciata nel 1981. La prima sede dove venne sistemata la biblioteca fu la Sala dell’Orologio di Palazzo Marino. La Sormani verrà poi trasferita diverse volte, fino a quando, il 12 e il 13 agosto 1943, i bombardamenti aerei alleati distruggeranno la sezione libri costringendo la biblioteca alla chiusura. Il 10 marzo 1956 verrà poi inaugurata ufficialmente la nuova sede.

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Un vero e proprio fiore all'occhiello della cultura milanese è anche la Biblioteca Nazionale Braidense, accorpata nel 2015 al sistema museale della Pinacoteca di Brera. La sua storia iniziò nel lontano 1770, quando Maria Teresa d’Austria decise di destinare ad uso pubblico la biblioteca del conte Carlo Pertusati, considerando la mancanza di una biblioteca ad uso comune a Milano. Questa biblioteca offre inoltre un servizio di informazioni bibliografiche per studi e ricerche, organizzando eventi, mostre temporanee e visite guidate per promuovere e far conoscere la sua storia e il proprio patrimonio. Un’altra biblioteca storica è quella di Affori, preziosa soprattutto perché immersa nel verde. Questa biblioteca occupa il piano nobile di villa Litta Modignani, una dimora aristocratica di fine Seicento. Nel Salone delle Arti della biblioteca si organizzano concerti, conferenze e mostre. La biblioteca che però può a tutti gli effetti definirsi “di quartiere” è la Biblioteca Condominiale in via Rembrandt 12, in zona San Siro, aperta dal Comune di Milano nel 2013 e nata da un’idea di Roberto Chiapella. Questa è stata la prima biblioteca di condominio aperta al pubblico, ubicata però all’interno di un condominio privato. Il suo scopo era quello di prevenire il degrado di alcuni locali completamente inutilizzati, trasformandoli quindi in uno spazio culturale. «Devo dire la verità- afferma Enrico Canosi, bibliotecario della Biblioteca Condominiale-, non abbiamo percepito in pieno questa crescita culturale dimostrata dai numeri. La nostra biblioteca condominiale funziona meglio quando facciamo le presentazioni degli scrittori. Ma non riusciamo ad aumentare il numero di persone – continua Canosi - che frequentano la biblioteca. C’è stata una diminuzione persino del numero degli iscritti e dei prestiti, nonostante la realizzazione di una pagina Facebook e numerosa pubblicità fatta.

Ho notato poi – afferma ancora il bibliotecario – una scarsissima presenza dei giovani in questo mondo. Il ruolo del digitale ha avuto un impatto ovviamente negativo sulla lettura e sui giovani». Dall’altra parte c’è chi invece afferma di aver registrato un miglioramento nel numero degli iscritti. È il caso del Monsignor Navoni, Prefetto della Biblioteca Ambrosiana: «Abbiamo percepito un cambiamento soprattutto nella fruizione della Pinacoteca, dal punto di vista museale. Noi non siamo una biblioteca generalista, ma di fondo antico. Infatti – continua Navoni – la maggior parte dei nostri volumi si riferisce al diciannovesimo secolo. L’utente medio dell’Ambrosiana - continua il Prefetto della biblioteca - non è quindi il lettore che va a cercare l’ultimo romanzo, ma lo studente in procinto di preparare la tesi di laurea a cui servono libri antichi». Navoni ha poi lodato gli effetti del digitale, che tanto non sono piaciuti invece a Canosi: «Da qualche anno – afferma il sacerdote – abbiamo aperto sul nostro sito la Biblioteca Digitale, dove è possibile consultare i più importanti manoscritti che la Chiesa conserva. A coloro che non frequentano ancora il mondo delle biblioteche – conclude Navoni -, gli direi sinceramente di farlo, sia quelle generaliste, a scopo informativo, che quelle storiche, a scopo accademico».