Libero logo

Prima della Scala, centri sociali e pro-Pal: il teatrino del sottoScala

di Enrico Paolidomenica 7 dicembre 2025
Prima della Scala, centri sociali e pro-Pal: il teatrino del sottoScala

3' di lettura

Non c’è Prima della Scala senza la sua bella protesta di piazza. Del resto se non puoi essere in platea, nel tempio della cultura, l’unico modo per testimoniare la propria esistenza in vita è quello di mandare in scena una bella sceneggiata davanti al Pier marini. Come ai bei tempi, in particolare negli anni Settanta, quando quelli di sinistra lanciavano le uova contro le signore impellicciate, identificandole con la destra. Solo che allora c’era una grammatica della politica dietro a quei gesti, mentre nei presidi organizzati per oggi, fra centri sociali, pro-Pal e sindacati di base, c’è solo l’innesco della violenza, dell’uso mistificatorio della parola pace, usata come una clava. I pacifinti, appunto.

E allora preparatevi allo show. A dettare il copione i giovani palestinesi e il centro sociale Cantiere. «Ogni 7 di dicembre, il teatro alla Scala spalanca i suoi portali, e si riconferma tutte le volte il riflesso sgradevole delle politiche milanesi», scrivono sui loro social gli attivisti del centro sociale di via Monterosa, «una ricorrenza che segna una spaccatura, c’è una parte di città che è dentro, vestita di tutto punto, col nasino incipriato e che cammina con fierezza su tappeti rossi. È la città dei potenti, di chi conta, di chi si siede sulle poltrone dei palazzi adiacenti e decide quanto possono alzarsi gli affitti e quanto abbassarsi gli oneri di costruzione, li c’è chi sceglie quanto peseranno le bollette sulle nostre teste, quante armi passeranno dai nostri aeroporti, quanto si chiuderanno i rubinetti dello stato sociale... Lì c’è chi sceglie di continuare a collaborare con un genocidio». Insomma, come mischiare, senza un senso preciso, la rivolta sociale (molto vicina alla rivalsa, in realtà) e la difesa dei palestinesi, il caro affitti l’affetto per Gaza. Un mix buono per tutte le pance, visto che con quella ragionano i pacifinti. Il sovrintendente della Scala, Fortunato Ortombina, ricorda a tutti che il teatro è «in prima linea» nel suo ruolo di «servizio pubblico», altro che classismo. Dal canto suo i giovani palestinesi di Milano proveranno a mettere il carico sulla loro presenza in piazza della Scala, inneggiando all’Imam di Torino. «È stato convalidato il trattenimento nel Cpr di Caltanissetta a Mohamed Shahin, Imam della moschea Omar Ibn al Khattab di Torino, sequestrato (correttamente fermato per le sue posizioni estremiste, ndr) dalla Digos», scrivono i palestinesi sulla loro pagina Instagram, «trattenimento in un luogo che non è altro che uno strumento di repressione istituzionale contro migranti e voci “scomode”». E siccome si parla di Torino, il centro sociale Lambretta non perde l’occasione per schierarsi al fianco dei violenti dell’Askatasuna. «L’attacco della politica, dell’opinione pubblica e del giornalismo all’Askatasuna (il centro sociale autore di assalti e violenze, ndr), col pretesto di un’azione dimostrativa, è l’ennesimo segnale della complicità del nostro Paese con il sionismo. La lotta politica dal basso è un riscatto collettivo di fronte all’inazione e alla collusione di questo governo.

L’Askatasuna non si tocca. La resistenza non si processa. Palestina libera dal fiume fino al mare». L’antisemitismo e l’antisionismo sono il comune denominatore di tutti questi soggetti, e oggi in piazza non perderanno l’occasione per ricordarcelo. Ovviamente la questura, di concerto con la prefettura e le altre forze dell’ordine, ha predisposto un servizio di controllo e prevenzione adeguato alle minacce provenienti delle frange più estreme, ai quali sarebbe piaciuto tanto prendersela con il capo dello Stato, Sergio Mattarella, e con la premier, Giorgia Meloni. Ma né l’inquilino del Quirinale né il capo del governo saranno presenti alla prima della Scala, dovendo tener fede ad altri impegni istituzionali. Nel palco Reale, seduta per il terzo anno consecutivo al posto che normalmente spetta al presidente Mattarella, ci sarà la senatrice a vita, Liliana Segre, alla sua destra il presidente della Corte Costituzionale, Giovanni Amoroso, e alla sua sinistra il padrone di casa, il sindaco, Giuseppe Sala, che è presidente del teatro milanese. A completare il quadro del palco la sottosegretaria di Stato americana, Sara Rogers, il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, i vicepresidenti di Senato e Camera, Gian Marco Centinaio e Anna Ascani, alla sua seconda Prima, e il governatore della Lombardia, Attilio Fontana. Mancheranno, ma saranno nei cuori di tutti, Ornella Vanoni e Giorgio Armani...