Che aria tira a Milano? Al netto dei provvedimenti ideologici della giunta di sinistra che guida la città e che non hanno sortito gli effetti sperati, quest’anno il superamento dei limiti di PM10 in città è di “soli” 58 giorni. Ora, due mesi con quantitativi abbondanti di particelle di polveri minerali, nitrati e metalli pesanti nei bronchi non è di per sé una buona notizia, questo è chiaro. Lo diventa se consideriamo che i giorni di superamento del limite per il pm10 sono passati da 163 nel 2002 a 68 nel 2024, mentre la media annuale si è ridotta da 59 a 33 microgrammi al metro cubo, rispettando per quest’ultimo indicatore anche il limite vigente. Numeri in miglioramento arrivano da quasi tutte le centraline di rilevamento che si trovano nel capoluogo, eccezion fatta per la stazione di viale Marche dove il valore passa da 32 a 35 microgrammi al metro cubo.
Ma, come spesso accade, i dati vanno guardati da tutte le prospettive, così ci accorgiamo che se, ad oggi, sono stati 58 i giorni registrati a Milano di superamento del livello di pm10 nello stesso giorno dello scorso anno erano 54. Insomma, siamo ancora lontani da quel valore limite di 35 giorni all’anno che, evidentemente, non si raggiunge con qualche pista ciclabile improvvisata o vietando la circolazione alle moto meno recenti. Se allarghiamo lo sguardo al resto della nostra regione notiamo un sostanziale miglioramento anche a Monza, che nel corso del 2025 ha fatto registrare 39 giorni di superamento del livello di pm10, contro i 46 dell’anno precedente, Como, Bergamo, Brescia Mantova, Pavia, Cremona e Varese.
Peggiorano invece Lodi, Sondrio e Lecco. A fornire questi dati è stata Arpa Lombardia: grazie all’unificazione delle reti provinciali in un’unica rete regionale di monitoraggio e alla costituzione della Unità operativa Aria e Supporto Political Decision maker guidata da Guido Lanzani, ha reso possibile un controllo sempre più preciso e capillare della qualità dell’aria. È dal 2003 che l’agenzia regionale per l’ambiente cura l’inventario delle emissioni in atmosfera.
Nelle stesse ore in cui spegne le sue prime 25 candeline, Arpa fornisce dati importanti che scattano una fotografia di un territorio “difficile” dal punto di vista ambientale: ormai lo sappiamo tutti bene, la Pianura Padana è una “scatola” senza ricambio. Circondata dalle Alpi e dagli Appennini, respira poco e male. Così, quando l’aria ristagna, soprattutto d’inverno, i PM10 restano sospesi come una cappa invisibile. E Milano è al centro di questo bacino.
Ma la situazione sta lentamente migliorando e questo testimonia l’importanza di un monitoraggio continuo e costante. Perché solo basandosi su dati effettivi si possono mettere in campo azioni concrete contro l’inquinamento. Qualità dell’aria a parte, Arpa gioca un ruolo determinante su altri temi molto delicati come le emergenze ambientali (oltre 1.200 nel 2024), le frane (46 costantemente monitorate per 27 milioni di dati all’anno), le bonifiche (in Lombardia i siti sono circa 17 mila), i siti di interesse nazionale (5, tra cui spicca il lavoro svolto con la Caffaro di Brescia), le acque (2600 campionamenti annui), gli Stabilimenti a Rischio di Incidente Rilevante (che solo in Lombardia sono il 26% del totale nazionale), i rifiuti, le discariche, la radioattività, le valanghe e molte altre possibili criticità ambientali.
«Le sfide ambientali che sembravano impossibili oggi le stiamo affrontando con determinazione» ha detto l’assessore regionale all’Ambiente e Clima, Giorgio Maione, sottolineando che «I dati su aria e acque sono i migliori di sempre, risultato del grande lavoro del sistema regionale e dell'impegno di Arpa Lombardia, vero protagonista di questo percorso».




