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Roberto Fico, Filippo Facci: "Deve a Matteo Salvini la sua poltrona ma continua ad attaccarlo"

Cristina Agostini
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Che succede a Roberto Fico? Diciamo meglio: che succede al cervello quando si diventa presidenti della Camera? No, perché da dieci anni, anzi undici, chiunque sia diventato terza carica dello Stato è stato preso da tic e riflessi progressivi che l'hanno trasformato in qualcos'altro da ciò che era o credevamo che fosse, soprattutto da ciò per cui era stato votato. Gli ultimi tre sono stati Gianfranco Fini, Laura Boldrini e Roberto Fico. Fini, figurarsi, già si diceva che «strabordava» (cioè travalicava la sua funzione) e oggi in confronto sembra Churchill. Poi è arrivata la personaggia più tracotante, proterva, spocchiosa e strabordante che la Seconda Repubblica abbia portato con sé: una che doveva badare al funzionamento della Camera (una capostazione istituzionale, come all' estero) ma che era solita intestarsi battaglie politiche che poi ammazzava regolarmente tanto era divisiva. Leggi anche: "Stiamo esagerando, così rischi di andare a casa". Retroscena, Salvini e la telefonata di fuoco a Conte Ora persino Roberto Fico detto «lo scialbo» (l' aggettivo più ricorrente off the records) comincia a far girare il suo diesel e forse anche altre cose. BASTIAN CONTRARIO - Detto in tre parole, Fico fa facendo apertamente politica contro la Lega (più che dal suo scranno solenne, lo fa da Fabio Fazio) e cioè contro i voti che hanno contribuito ad eleggerlo; se non vogliano personalizzare, allora diciamo che fa politica contro i temi che i sondaggi indicano come il collante che tiene in piedi questo governo e gli hanno dato popolarità, tipo il piglio intransigente su immigrazione, sicurezza e anche la famigerata «quota cento», a quanto pare. Altri temi paiono popolari a favore (tipo il Tav) ma non sappiamo quanto contribuiscano alla legislatura. Se invece vogliamo personalizzare, aggiungiamo che dal medesimo scranno istituzionale - da Fabio Fazio - l'altra sera Roberto Fico ha detto di essere favorevole all'autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini (caso Diciotti) e che pregherebbe la Camera di dare l' autorizzazione «senza se e senza ma», due congiunzioni che i grillini tendono a non usare perché rendono le frasi complicate. Ovviamente Fico ha parlato «personalmente», fingendo d' ignorare che il «personalmente» lui può scordarselo per l' intera legislatura e anche di più - può usarlo coi suoi amici - perché ogni cosa che dirà verrà interpretata in virtù della carica che gli è stata concessa: non è per l' ipocrita «personalmente» che lo invitano da Fazio. Già che c' era, il punto è anche che c' era: gli piace andare in tv (la prima volta che andò da Fazio era l' ottobre 2013) è spesso anche a La7 e da Lucia Annunziata: fortuna che la tv era morta. Restando all' altro giorno, però, già che c' era, Fico ha ritenuto di dover precisare che Lega e Cinque Stelle sono molto diversi (e non c' è dubbio) e che ci sono molte cose che possono portare a divergere, con la certezza che lui non se ne farà sfuggire neppure una. MALEDETTA SICUREZZA - Già che c'era, l'ha fatto lì, e ha detto che non bisogna «far rimanere a lungo le navi fuori dai porti», poi ha messo nel mirino il decreto sicurezza di Salvini, ha difeso le ong «demonizzate quasi quotidianamente» e piuttosto ha proposto «un tavolo ong-governo». Già che c' era, ha detto no al Tav e ha chiarito che «su questa questione non è possibile tornare indietro», e qui non ci ha aggiunto neanche un «personalmente». L'intervista a Fazio è recentissima, e ci fa comodo perché riassume tutte le uscite di Fico da quando è presidente della Camera: senza aver chiaro neppure lui, tuttavia, che cosa sia un presidente della Camera. Uno, ossia, che dovrebbe far rispettare il regolamento; che giudica i testi, mantiene l' ordine e modera la discussione; altre cose, più tecniche, Fico può ripassarsele leggendo l' articolo 55 della Costituzione, anche se la Carta non regolamenta le interviste rilasciate a Fazio e non cita neanche la facoltà di invadere il campo della rappresentanza. La Costituzione non cita la facoltà di intestarsi battaglie su temi politici che spetterebbero agli organi democraticamente eletti. Che poi, nel caso dei singoli grillini, quel «democraticamente eletti» suona un po' forte. La Costituzione non precisa, neppure, che non esiste «personalmente» per chi non è persona ma istituzione: ma forse dovrebbe precisarlo. BATTAGLIE PERSONALI - In questo modo, forse, Fico si premurerebbe di non farci sapere urgentemente - come ha fatto - di essere a favore dello jus soli e delle adozioni gay. Forse, ecco, potrebbe occuparsi di calendarizzare una discussione parlamentare sul suicidio assistito e sull' eutanasia, visto che la Corte Costituzionale ha chiesto di farlo entro l' autunno: e non parlava «personalmente», la Consulta. Detto questo, notizia: la presidenza della Camera non è un palcoscenico donato dal cielo per vivere politicamente di rendita. Rendita da poltrona, s' intende. Perché la rendita vera, in realtà, a Fico deriva dall' aver fondato la prima cellula grillina a Napoli, ed essere comunque nella manica di Grillo. Deriva dall' essere subentrato a una come Laura Boldrini. Deriva da quell' arietta da disoccupato napoletano che s' arrangia - ciò che sostanzialmente era - anche se definì «master» un banale corso finanziato dal ministero del Lavoro. Deriva dalle patetiche passerelle mediatiche con sua fotografia mentre va alla Camera in autobus, salvo chiedere poi i rimborsi dei biglietti e soprattutto dei taxi. Ci ha fatto una campagna social. Non in tv: la tv è morta. Poi ci va. Non sui giornali: i giornali sono morti. Allora li chiudono. di Filippo Facci

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