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Pietro Senaldi: "Teresa Bellanova veste meglio di come pensa"

Cristina Agostini
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Alla fine si scopre che la cosa migliore di lei è il vestito, quella tonaca blu elettrico a balze con la quale si è presentata al Quirinale per la cerimonia del giuramento e che ha suscitato critiche e ilarità. Già, perché la nuova ministra all'Agricoltura, Teresa Bellanova, veste meglio di come pensa. Libero la difese dagli attacchi per il suo look con un editoriale di Vittorio Feltri, il quale spiegava che non è da un particolare come l'abbigliamento che si giudica chi ha responsabilità di governo, bensì dalle idee che ha e dal lavoro che fa. Non abbiamo cambiato opinione, ma alle prime prove dei fatti c' è venuto il sospetto che quel vestito così stravagante non fosse stato scelto perché quel giorno la ministra si sentiva «elettrica», come ha dichiarato, ma per distogliere l'attenzione da chi lo portava. Sotto il vestito infatti, non si nasconde niente di buono, solo brutte sorprese. Bracciante agricola in Puglia dall' età di 14 anni, a 15 la Bellanova aveva già smesso di lavorare, per entrare nel sindacato come capolega della federazione dei braccianti della Cgil nella Camera del Lavoro della sua città, Ceglie Messapica. A 20, era già coordinatrice regionale. La ministra «Bellavita», già alla quarta legislatura, è una bracciante poltronara. Dove la conoscono bene, non la votano, infatti è arrivata in Senato grazie al listino bloccato del proporzionale, ripescata nella rossa Emilia-Romagna dopo essere stata battuta nel collegio nominale di casa sua. Donna Teresa deve tutto alla Cgil, e in particolare alla ex ministra Fedeli, la titolare dell' Istruzione con la terza media, anche lei ras della Cgil, la quale le ha spianato la strada tra i compagni lavoratori, forse per la simpatia dovuta al fatto che le due condividono il medesimo titolo di studio. Come la Fedeli, alla quale non mostra particolare riconoscenza, la Bellanova è una di quelle sindacaliste rosse delle quali Renzi finge di innamorarsi quando vuol dare l' impressione di essere un leader di sinistra. Leggi anche: "Ecco perché hanno messo in croce Bruno Vespa". La ricostruzione di Senaldi: svelato l'ultimo scandalo ZERO FASCICOLI - Teoricamente l' Agricoltura è il suo campo, ma pare che per ora la ministra non abbia ancora aperto un fascicolo e, da buona cigiellina, si dedichi ad altro: gli intrallazzi. Giusto un paio di giorni fa avrebbe abbandonato un tavolo di lavoro con le associazioni agricole di categoria accampando come scusa un improvviso consiglio dei ministri, mentre invece doveva incontrare l' azzurra Polverini per tentare di convincerla a passare a Italia Viva. Tra ex sindacaliste, ci vuol poco a trovare un' intesa. In fondo, anche al ministero, la «Bellavita» continua a svolgere il proprio mestiere di sempre, che non è lavorare ma politicare. Lei è lì, stagna e piazzata, per fare la quinta colonna di Renzi nell' esecutivo. E chi se ne importa se il tavolo interrotto per correre dietro alla Polverini aveva come tema la Xylella, il batterio che uccide gli ulivi della sua Puglia? Quando lo presentò, la ministra dichiarò: «Basta proclami, non è più tempo di propaganda ma di fatti concreti». Dopo averlo aperto, ha deciso di finirla con le chiacchiere e ha abbandonato i suoi interlocutori per dedicarsi allo scouting tra i parlamentari azzurri. IL PROGRAMMA - Il fatto che non lavori poi è forse il minore dei mali, visto come la pensa. Più che da Ceglie Messapica, per come ragiona la Bellanova potrebbe arrivare dalle praterie americane. È favorevole al Ceta, il trattato di libero scambio tra Ue e Canada che ha eliminato i dazi e fatto crollare le nostre esportazioni, ma è anche per il cibo ogm, quello alterato geneticamente che massacra i nostri prodotti doc e dop. Infine vorrebbe riempire i campi del Meridione di raccoglitori di pomodori africani, esattamente come i latifondisti e gli sfruttatori che, da ex bracciante e sindacalista, dovrebbe combattere. Nel Mezzogiorno dei disoccupati italiani e dei neri sfruttati come schiavi, la ministra pensa di risolvere il problema del lavoro importando manodopera a basso costo. Se non possiamo farla tornare a zappare, tappiamoci entrambi gli occhi davanti al suo guardaroba e facciamola subito presidente della Camera della moda: farà meno danni. di Pietro Senaldi

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