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Coronavirus, Pietro Senaldi contro Giuseppe Conte: "Se il premier è inetto, il Paese è infetto"

Caterina Spinelli
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Non ci divertiamo a spargere sale sulle ferite del governo. Non siamo sciacalli, l' insulto che il Pd ha rivolto a Salvini perché il leader leghista puntava l' indice sulle mancanze del premier. Saremmo lieti di essere governati da gente sicura ed equilibrata, in grado di guidarci fuori da ogni difficoltà. Purtroppo abbiamo l' impressione, fondata, che non sia così. Siamo solidali e pronti a collaborare, ma l' emergenza non deve diventare una scusa dietro la quale chi ha contribuito a far precipitare la situazione può nascondere le proprie responsabilità. Se il governo, quando era in tempo, fosse stato solidale e pronto a collaborare con i presidenti di Regione leghisti che gli chiedevano di mettere in quarantena chiunque arrivasse dalla Cina, forse non saremmo in questa situazione. Invece i giallorossi presero la proposta come una buona occasione per accusare ancora una volta di razzismo Salvini, mistificando e dicendo che l' ex ministro non voleva mandare a scuola i bambini cinesi. In pratica, bocciarono il giusto suggerimento solo perché arrivava dalla Lega. Per effetto di questo oggi, e per l' intera settimana, in Lombardia e Veneto non andranno a scuola tutti i bimbi, non solo quelli che hanno fatto il Capodanno a Pechino, come suggerivano Fontana, Zaia e Fedriga. Per non mettere in quarantena chi ha origini extracomunitarie, ci siamo finiti tutti. Non c' è da stupirsi, quando c' è un' epidemia in giro, se il premier è inetto, il Paese diventa infetto. Grazie al coronavirus la paralisi progressiva dell' esecutivo, che dopo aver licenziato la finanziaria non è più stato in grado di fare nulla, è diventata la paralisi progressista del Paese. Conte aveva assicurato ai cittadini che l' Italia era lo Stato che aveva messo in campo più mezzi per sfuggire alla pandemia e sosteneva di avere la situazione sotto controllo. Rivedere il video nel quale sosteneva queste corbellerie mi ha fatto tornare in mente la tv irachena quando i marines sono entrati a Bagdad. C' era un poveretto, tale Alì, vestito come Saddam che andava in diretta sul canale nazionale ripetendo che il regime aveva la situazione sotto controllo. Delle tre, una: il nostro premier due settimane fa in conferenza stampa mentiva, è un incapace oppure non è per niente fortunato. In ogni caso, noi siamo ancora più sventurati di lui, ad averlo come presidente del Consiglio. E non possiamo neppure morderci le mani, perché nessuno di noi lo ha votato. Il nostro esecutivo ha la coscienza un po' sporca. Sa di aver sottovalutato il problema e ora corre ai ripari esagerando nella direzione opposta. Fino a due giorni fa la parola d' ordine era niente panico, ora chiude le scuole, vieta lo sport, sicuramente fermerà o contingenterà i mezzi pubblici e consiglia alle aziende di non lavorare. Uno stato d' allerta che non avevamo neppure in guerra e che rischia di terrorizzare anche chi ha i nervi più saldi. Perché il panico è contagioso e, dopo essersi accorto dei propri errori, il governo si comporta da impanicato. Considerato che secondo i virologi il picco di contagi ci sarà tra due settimane, chissà cosa si inventerà la squadra di governo per cancellare le proprie impronte dalla scena del misfatto. Molti ci hanno criticato per il titolo di ieri: «Prove tecniche di strage. Il governo ha agevolato la diffusione del virus». Ci consola il fatto di non essere i soli a pensarla così. L' Austria visita chiunque arrivi da Lombardia e Veneto. La Francia medita di chiudere le frontiere. Tutti Paesi che, a dire di Conte, erano messi peggio di noi. Siamo diventati lo zimbello e gli appestati del mondo. Abbiamo più contagiati noi di Hong Kong, megalopoli sovraffollata della Cina. Il premier dice che è così perché facciamo più test degli altri. Sarà, ma allora c' è da chiedersi perché gli altri non li facciano. È difficile credere che l' avvocato di Volturara Appula sia più sveglio di Merkel, Macron e Johnson. Specie alla luce della sua ultima dichiarazione: «Confesso che sono sorpreso da questa esplosione di casi». di Pietro Senaldi

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