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Addio a Carlo Rambaldi,l'inventore di ET e Alien

Il mago degli effetti speciali è morto nella sua casa di Lamezia Terme. Nella sua carriera vinse tre premi Oscar

Matteo Legnani
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Poche settimane fa era stato intervistato da giornali e tv per il trentesimo compleanno della sua creatura più famosa: E.T. L'Extraterrestre. Il nanetto alieno, brutto ma buono, che ha commosso un'intera generazione di bambini (ma anche i loro genitori) all'inizio degli anni '80. Oggi Carlo Rambaldi è morto nella sua casa di Lamezia Terme, in Calabria, dove si era trasferito diversi anni fa dopo i successi hollywoodiani. Aveva 86 anni. Per il mostriciattolo dal cuore d'oro che sentiva la nostalgia del suo pianeta ("ET telefono casa" diceva al piccolo amico umano co-protagonista del film di Steven Spielberg), Rambaldi vinse l'Oscar e ottenne una fama planetaria. Ma di statuette per i migliori effetti speciali ne aveva già vinte due: la prima nel 1976 per "King Kong" diretto da John Guillermin con Jessica Lange; e la seconda nel 1979 per il terrificante Alien dell'omonima pellicola di Ridley Scott con Sigourney Weaver. A quell'epoca non c'erano computer e gli "effetti speciali" erano il frutto della genialità della mente e di manualità straordinarie. "Trucchi" nel verso senso della parola, in grado di suggestionare o terrorizzare il pubblico. Così, per King Kong Rambaldi costruì un pupazzo di 12 metri, che nel film sembrava alto trenta, oltre a un braccio meccanico per le riprese ravvicinate (come quelle in cui il gorilla stringe nel pugno Jessica Lange arrampicato in cima all'Empire State Building). Tutto era "fisico", "vero", tangibile: tanto il bavoso e superdentato Alien quanto il rugoso ET. E se ciò limitava le possibilità di riprese spettacolari (ma Spielberg riuscì comunque a far volare ET su una bicicletta), rendeva tutto più credibile degli attuali effetti digitali. Diplomato geometra, laureatosi all'Accademia di belle arti di Bologna, Rambaldi iniziò a frequentare gli ambienti cinematografici in Italia nel 1956 quando realizzò il drago Fafner, lungo ben sedici metri, per il film "Sigfrido" diretto da Giacomo Gentilomo. Collaborò anche per "Incontri ravvicinati del terzo tipo", sempre di Spielberg, e per "Dune" di David Lynch.

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