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Il Quirinale fa litigare la Berlinguer e la Venditti

Bufera al Tg3 dopo il reintegro in servizio di Luciano Fraschetti

Matteo Legnani
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A volerci ironizzare su, anche di mezzo ci sono le carte bollate, tornano alla mente certi slogan delle femministe degli anni settanta quando gridavano «il corpo è mio e lo gestisco io». Perché Bianca Berlinguer, direttore del Tg3 meglio conosciuta come la Zarina della Rai, appena può ribadisce a tutti che il «telegiornale è mio e lo gestisco io». E dopo ogni intemerata arrivano punizioni e spostamenti. Peccato che stavolta ci sia di mezzo la sentenza di un tribunale, dei giudici integerrimi e la professionalità di un giornalista che vuol vedere riconosciuti i propri diritti, come ha fatto a suo tempo Michele Santoro quando tornò in video grazie ad un magistrato. I fatti dunque. Per la prima volta è stato riconosciuto a un giornalista il diritto di optare per la prosecuzione del rapporto di lavoro oltre i 65 anni di età e fino ai 70. Nel caso specifico il tribunale è quello di Roma e ai magistrati si era rivolto il quirinalista del Tg3 Luciano Fraschetti. I giudici hanno annullato il licenziamento del giornalista, ordinando alla Rai di reintegrarlo nel posto di lavoro e condannando anche l'azienda al risarcimento del danno. Il quirinalista prima di compiere i 65 anni aveva chiesto alla Rai di essere mantenuto in servizio sino ai 70 anni in base ad un articolo contenuto nel decreto “Salva Italia”.  Da qualche giorno la sentenza è diventata esecutiva e Fraschetti è tornato al lavoro. Solo che non si occupa affatto di Quirinale, come prevede la sentenza. La Zarina, fedele alla propria linea di gestione del Tg, ha deciso di spostarlo a Linea Notte, dove il giornalista si è è rifiutato di andare. Ovviamente la redazione è in subbuglio, al punto che Mariella Venditti, storico volto del Tg3 a cui la Berlinguer ha affidato la «cura» del Quirinale ha già iniziato ad alzare le barricate facendo capire che non vuol mollare affatto il posto faticosamente conquistato sul campo. Difficile capire chi riuscirà a spuntarla, dato che di mezzo c'è una sentenza e un direttore che non vuol abdicare al proprio ruolo. Per dire della redazione, che di fronte all'ennesima rivolta interna vorrebbe sentire una parola chiara da parte della direzione generale della Rai, considerata «troppo accomodante» nei confronti della Zarina. di Enrico Paoli

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