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Il Fatto se la prende con le tette di Selvaggia Lucarelli

Nicoletta Orlandi Posti
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Probabilmente la diretta interessata avrà fatto spallucce, ma chi ha letto questa mattina il graffio di Elisabetta Ambrosi sul Fatto Quotidiano dedicato a Selvaggia Lucarelli ha avuto la prova che la cattiveria è donna. Il pretesto è il nuovo libro, Che ci importa del mondo, che la giornalista di Libero ha presentato da Feltrinelli "abbottonata fino al collo", nota la penna del Fatto, "e però col tacco dodici pitonato". In realtà è un attacco alla fisicità della Lucarelli, alle sue tette (o meglio alle tette di Viola Agen) che la Ambrosi fa parlare in prima persona. "Siamo state sue umili servitrici, cavallo di Troia per entrare in ogni trasmissione tv e ora all'improvviso scopriamo essere un ingombro perché 'con le tette al massimo si va a Sanremo mica al Premio Strega' e invece lei al premio Strega ci vorrebbe arrivare". Quello che non va giù alla giornalista del Fatto è che la Lucarelli "per due terzi nel libro la signorina continua a portarci in giro quando esce con gli uomini più improbabili rivendicando di fare l'intellettuale seminuda". Poi però la Lucarelli si lamenta delle tette: "Provate a convivere con qualcosa che arriva sempre prima di te in una stanza" e quindi apriti cielo. Per la Ambrosi è "un precipitare di ingratitudine" perché a un certo punto la protagonista rifiuta la proposta di lavoro di un candidato sindaco dicendo la frase: "a sinistra le tette non piacciono, evocano volgare opulenza". Il pezzo sul Fatto si chiude con un invito della Ambrosi: "Insomma Selvaggia deciditi: o ci porti fiera fin dentro il Ninfeo o ti rassegni al sandalo piatto comunistoide. Ma presentare il libro da Feltrinelli abbottonata fino al collo e però con tacco dodici pitonato no. Un po' di coerenza".

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