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Platinette: "A Sanremo dimostrerò che non sono..."

Nicoletta Orlandi Posti
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Parteciperà al Festival di Sanremo nella sezione Big con una canzone intitolata Io sono una finestra, cantata insieme a Grazia Di Michele, dopo aver scritto un libro a quattro mani con Simone Gerace, Sei donna? Dialogo (semiserio) sulle donne della TV (Edizioni Anordest, pagg. 168), già autore di Verissimo. Da dove nasce il rapporto con Grazia, Mauro? «Nasce almeno trent'anni fa e ti posso dire che non è certamente sbocciato ad Amici: non è il luogo per decidere di fare una canzone insieme». Il titolo della canzone è una provocazione oppure un gesto di apertura verso il mondo? «Nessuna delle due. Diciamo che è una canzone con cui si tenterà di indurre le persone a vedere le cose in un modo diverso dal solito. Altro non posso dirti anche perché vorrei che ci ascoltassero senza preconcetti. Aggiungo ancora che questa estate Grazia cantava nell'Appennino, tra Parma e Milano. Un giorno, ad un tavolo di un ristorante, complice un tovagliolo, abbiamo deciso di fare questa canzone insieme». Nel tuo libro (con Mauro ci si dà rigorosamente del tu, se non l'avevate ancora capito), hai quasi santificato la D'Urso che vince su quasi tutte le altre. Che tipo di donna è ? «Veramente è l'unico uomo che io conosca all'interno della tv, nel senso che ha quattro palle. È una lavoratrice implacabile, che vive 24 ore al giorno all'interno degli studi. È difficile prenderla in castagna, Barbara. Non le capiterà mai - a differenza della Bignardi, per esempio - di farsi smascherare per non avere letto il libro di Brunetta. Si alza tutte le mattine alle 7.30 e va a fare ginnastica prima di andare in studio. Una mattina ha trascinato pure me a correre alla Martesana: allucinante». Come ti spieghi che vanno tutti da lei a farsi intervistare? «È la formula del suo prodotto che funziona. Sarà discutibile quanto vuoi, ma funziona». Un altro esempio di donna sempre in work è secondo te e Simone la Cuccarini… «Lorella è l'incarnazione della forza di volontà. Anche lei arriva da lontano. La notò Pippo Baudo ad una convention dell'Algida e devo dire che all'inizio era un diamante grezzo». Ci parli di altre donne... «Maria De Filippi. Ho vissuto ad Amici per così tanto tempo che con lei è nato un rapporto molto profondo». È vero che Maria De Filippi è una che ha imparato tantissimo stando zitta? «Sacrosanto. Maria è una voyeur della realtà, nel senso che osserva tutto e tutti in maniera quasi scientifica.La Maria che preferisco resta però quella che dà i numeri, ossia quando piange, si commuove, partecipa al dolore degli ospiti». Ti manca il Maurizio Costanzo Show? «Tantissimo, e non soltanto per un fatto anagrafico. Era l'unica trasmissione dove potevi trovare un Nobel come Dario Fo insieme a otto troioni che raccontavano la loro vita». Tu sei una persona che ha compiuto una rivoluzione. Sei autore, scrittore, dj radiofonico, attore, sei tantissime cose. Quando hai iniziato a ribellarti? «La mia amica Barbara Alberti mi definisce un etero mancato: non so cosa voglia dire esattamente. Invece, un mio papà, Maurizio Costanzo, mi ha sempre detto che Platinette era un limite per me. Credo di avere iniziato ad osare già alla maturità magistrale. Portai una tesina su Gli Indifferenti, il romanzo di Moravia, insieme a L'uomo che si gioca il cielo a dadi, una canzone di Roberto Vecchioni. Quella accoppiata mi valse quattro punti in più sul punteggio finale. Secondo me si ha successo se si osa, anche quando si sbaglia». di Alberto Pezzini

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