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Mina, la Mafia americana la voleva: Joe Adonis venne a Roma negli anni 60, ma "la Tigre" rifiutò

Gian Marco Crevatin
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La Mafia la voleva. "Cosa nostra", nel nome del boss italo americano Joe Adonis, si presentò a casa di Mina a metà anni 60 e fece la classica "proposta irrifiutabile" ma la Tigre, ignara di trattare con un mafioso, disse no. E a sentire quel che dice Repubblica oggi, sabato 20 dicembre, c'era già un contratto firmato dall'altra parte dell'Oceano e Frank Sinatra fremeva per passarle il suo scettro. E con lui tutta l'onorata famiglia. Il Successore - La conferma di uno dei più intriganti e inquietanti passaggi della musica pop nostrano arriva dal figlio di Mina, Massimiliano Pani che commenta: "Negli uffici della casa discografica di mio nonno, la Pdu, arrivò questo americano, Joe Adonis, si è capito soltanto molto dopo che si trattava non di un semplice manager, come diceva, ma di un mafioso mandato dalla cupola a cercare l'unica artista che secondo loro poteva fare la differenza in America, visto che un'italo americana non ce l'avevano, una che potesse prendere lo scettro di Frank Sinatra e sostituire nel ruolo di cantante e attrice un'artista di grande successo come era allora Barbra Streisand". La rinuncia - "Pensavano a un contratto di anni, con tournée, film, pubblicità: mia madre pensò - afferma Pani - 'se comincio non ne esco più', e così ebbe l'illuminazione di rinunciare". Colpito nell'orgoglio, Adonis venne a Roma di persona per controllare che l'improvviso malore di Mina non fosse che una scusa per non venire in America: "Le sembrò strano ma realizzò solo 20 anni dopo grazie al film Donnie Brasco quando lesse il nome di Joe Adonis tra le famiglie mafiose..."

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