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Per Veltroni il Pd non può fare a meno dei vecchi. E a Renzi: "Meno superficialità"

Una lunga intervista sul Corriere della Sera lascia presagire il ritorno dell'ex sindaco di Roma sulla scena politica

Nicoletta Orlandi Posti
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Walter Veltroni doveva andare in Africa. Invece sta ancora qui a guardare da lontano lo sgretolarsi del suo partito. Se ne sta in disparte pronto ad intervenire al momento opportuno, magari per tornare sulla ribalta alla grande. I segni premonitori ci sono tutti. In una intervista rilasciata oggi, 4 maggio, al Corriere della Sera, Veltroni si guarda bene dall'autocandidarsi alla segreteria del Pd, ma fa un ragionamento che stronca ogni tentativo di cambiamento a largo del Nazareno. "Può un partito saggio fare a meno di persone come Arturo Parisi, Sergio Chiamparino, Pierluigi Castagnetti, Marco Follini, Giuliano Amato? E dico anche Stefano Rodotà, con il quale il Pd aveva e ha il dovere di mantenere un filo di relazione", dice l'ex sindaco di Roma a Aldo Cazzullo. Che infatti lo incalza. "Renzi le direbbe: tutti rottamati. Oggettivamente non sono proprio dei volti nuovi". La risposta di Veltroni è eloquente: "L'innovazione è fatta di idee e politiche. Certo, anche di cartà d'identità, ma non solo carta d'identità. Il Pd tiene ai margini uomini che hanno idee. Stiamo sempre a parlare di persone, ma la bellezza di un partito sono le parole". Anche i fatti, vorremmo aggiungere noi. Riguardo a Matteo Renzi Veltroni prova a dargli un consiglio: "Coltiva la profondità". Poi spiega: "Di apparire non una figura di questo veloce, bulimico, leggero dibattito politico, ma una risposta solida e profonda a uno smarrimento che nella società italiana ha dimensioni eccezionali".

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