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Baudo: "Via Rasella? Fu un atto terroristico". L'Anpi: "Non è vero"

Il 23 marzo del '44 la resistenza fece esplodere una bomba contro un reparto tedesco. Nessuno si costituì: ne seguì l'orrore delle Fosse Ardeatine

Ignazio Stagno
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Il tribunale della storia non chiude mai. Soprattutto quello partigiano che questa volta porta sul banco degli imputati Pippo Baudo, colpevole di aver definito "attentato terroristico" l'azione partigiana di via Rasella. Baudo, che da poche settimane conduce Il viaggio su Raitre, nell'ultima puntata si è occupato dell'eccidio delle fosse Ardeatine dove morirono 335 persone sotto i colpi del piombo nazista. Durante il racconto Baudo intervista il maggiore dell'Esercito Italiano Francesco Sardone, direttore del Mausoleo delle Fosse Ardeatine, che dipende dal Commissariato generale per le Onoranze ai Caduti di guerra. Durante la ricostruzione dei fatti di via Rasella si parla appunto di "azione terroristica partigiana". L'Anpi si offende -  Apriti cielo. L'Anpi, l'associazione nazionale partigiani, con una nota risponde a Baudo e difende i compagni: "Purtroppo ancora una volta, parlando di via Rasella, si sono rappresentati i fatti come se si fosse trattato di un attentato terroristico, e non di una 'legittima azione di guerra partigiana', come è stato riconosciuto più volte dalla Corte di Cassazione italiana e da numerosi tribunali". Ma Baudo non ci sta e ribatte: "Una volta che sai che la tua azione, per quanto eroica, contribuirà a far ammazzare 335 persone o hai il coraggio di dire 'sono stato io' e ti immoli o verranno uccisi degli innocenti. L'esempio più calzante è quello del vice brigadiere dei carabinieri Salvo d'Acquisto che si è immolato" facendosi ammazzare dai nazisti per salvare la vita a 22 persone". I fatti - Il dibattito sulle responsabilità per i fatti che avvennero quel 23 marzo 1944 non si è ancora spento. Quel giorno a Roma, in via Rasella, i Gruppi di Azione Patriottica fecero esplodere una bomba contro un reparto delle truppe di occupazione tedesche, l'SS-Polizei-Regiment "Bozen" (reggimento di polizia delle SS "Bolzano"). L'azione secondo i partigiani si svolse nell'ambito della lotta di liberazione nazionale condotta contro il nazifascismo. L'esplosione causò un totale di 33 soldati tedeschi morti. Seguì subito dopo, nel silenzio dei partigiani che avevano posizionato l'ordigno, l'efferata rappresaglia tedesca consumata alle Fosse Ardeatine e costata la vita a 335 innocenti. I tedeschi decisero di uccidere come monito 10 italiani per ogni soldato morto. L'azione partigiana ancora oggi è al centro di polemiche storiche. Ma resta il fatto che nessun partigiano nelle ore successive all'attentato si costituì alle autorità tedesche per salvare la vita alle 335 persone rastrellate casualmente per le vie di Roma. Un gesto di codardia a cui seguì l'orrore nazista che pesa ancora nella storia. Baudo lo ha sottolineato. Ma chi tocca i partigiani in Italia sbaglia a prescindere. Le ferite dell'8 settembre bruciano ancora. (I.S.)

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