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Mediaset, vi spieghiamo perchéTravaglio ha comunque perso

Travaglio, vicedirettore del

Con la condanna di Silvio, condannano anche il "Fatto": al giornale ora resta soltanto Beppe Grillo da sostenere. Un compito tutt'altro che semplice

Andrea Tempestini
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L'attesa spasmodica per la sentenza della Cassazione su Mediaset e Silvio Berlusconi è finita: condannato a quattro anni. In Italia c'era chi "tifava" per la condanna e chi sperava che in un Cavaliere assolto. Il Paese era spaccato in due fazioni, come lo è da un ventennio. Poi, certo, c'erano le nobili eccezioni che si sarebbero limitate a "prendere atto". Tra di loro, di sicuro, non c'era Marco Travaglio, che con buona approssimazione si poteva ascrivere alla fazione di quelli che tifano per la condanna. Peccatò però che il vicedirettore del Fatto Quotidiano, qualunque fosse stato l'esito in Cassazione, era destinato alla sconfitta. Già, perché con un Berlusconi assolto - non c'è quasi nemmeno il bisogno di sottolinearlo - le campagne manttere e giustizialiste contro l'ex premier si sarebbero sgonfiate. Pagine e pagine di prime pagine sul Fatto Quotidiano sarebbero state rese carta straccia proprio dai giudici. Sarebbe stato un terribile contrappasso, per Marco. Al contrario con il Cav condannato, e dunque con tutta probabilità interdetto dopo il rinvio in Appello, viene meno la ragion d'essere del suo giornale: senza Berlusconi manca il bersaglio. Senza il Cav da crocifiggere, combattere e sputtanare le copie non si vendono. Senza Berlusconi, al confino politico, non c'è nemmeno l'antiberlusconismo. E nemmeno Travaglio. Al Fatto, certo, resta Beppe Grillo. Ma si tratta di un leader da sostenere, non da combattere. La vita potrebbe essere molto, molto più difficile...

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