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Carlo De Benedetti sputtanato da Scalfari: "Come ha fatto i soldi e cosa si è comprato". Faida a Repubblica

Giulio Bucchi
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"Segui i soldi", insegnano i grandi del giornalismo investigativo. E così funziona anche per il caos Repubblica: una faida pubblica tra il suo editore Carlo De Benedetti e il suo storico direttore e fondatore, Eugenio Scalfari, che l'Ingegnere ha definito in tv "rimbambito" e "ingrato". E al centro della replica che Scalfari ha orchestrato sul "suo" giornale, un vero e proprio agguato a chi, in fondo, paga gli stipendi di tutti i dipendenti, ci sono proprio i soldi di De Benedetti, tanti. Conditi da qualche bugia, sostiene Barpapapà.  Per approfondire leggi anche: "De Benedetti? Me ne fotto delle sue critiche" Innanzitutto, "è da vanitoso definirsi fondatore di un giornale che non hai né fondato né co-fondato. I soldi che diede non legittimano la parola fondatore". Quanti soldi erano? "Cinquanta milioni", che De Benedetti diede a Scalfari intimandogli: "Non lo racconti, ma non lo dimentichi". "E io non l'ho dimenticato - aggiunge velenoso Scalfari -. Ha contribuito con cinquanta milioni ad un capitale di 5 miliardi. Non sono abituato a fissare i prezzi della gratitudine. Sicuramente ce ne siamo ricordati quando poi gli abbiamo venduto Repubblica". De Benedetti, sottolinea, "non ha mai fatto l'editore. È stato l'amministratore dei suoi beni. Oltre a Repubblica aveva un patrimonio personale molto ragguardevole". Con Repubblica, spiega il fondatore al suo giornale, De Benedetti non ci ha perso, ma anche investito tanto. Questo perché "la sua abilità di finanziere gli ha consentito di vivere da ricchissimo. E bastino a dimostrarlo la strepitosa villa che ha in Andalusia e il grande yacht con cui fa le crociere in giro per il mondo. Il suo fiuto in Borsa è noto a tutti. E infatti, adesso che ha regalato le sue azioni ai figli, gli sono rimaste tutte le grandi ricchezze personali".

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