Giancarlo Tulliani fa processare Ignazio La Russa: al giudice non piace la faccia dell'ex ministro
Finire in tribunale per...la propria faccia. Incredibile ma vero, è ciò che succede a Ignazio La Russa nell'anno di grazia 2018. Una vicenda assurda, di cui dà conto l'Espresso: oggi, venerdì 26 novembre, si celebra la prima udienza di un processo surreale, le cui basi furono poste nel 2010 da Giancarlo Tulliani. Già, perché il cognatino di Gianfranco Fini querelò La Russa anni fa. Leggi anche: Quanti anni di galera rischia Fini: cifre-choc Era il 2010, e nello studio di AnnoZero - la trasmissione di Michele Santoro su Rai 2 - l'allora ministro definì "non proprio uno stinco di santo" Tulliani. Toni assolutamente soft, insomma, soprattutto in considerazione del fatto che siamo nel bel mezzo dello scandalo-Montecarlo che segnò la fine della carriera politica di Fini. Ma quel "non è uno stinco di santo" non piacque affatto a Tulliani, che querelò La Russa, spiegando nella querela che "l'espressione non essere uno stinco di santo viene utilizzata nel linguaggio comune per indicare una persona non virtuosa, disonesta e dalla moralità eccepibile". Una querela pretestuosa, che spinse il pm a disporre l'archiviazione poiché "per il tenore espressivo e il contesto della discussione, non offendono l'onore e la reputazione dell'odierno querelante". Fine della vicenda? Assolutamente no. Anni dopo, nel 2015, il giudice per le indagini preliminari De Robbio ribaltò la scelta del pm con una motivazione con pochi precedenti. Qui entra in gioco la mimica facciale di La Russa. "L'esame delle dichiarazioni, l'espressione facciale e la mimica ben percepibili da chiunque abbia visto la trasmissione televisiva […] inducono a ritenere sussistenti elementi idonei ad affrontare il dibattimento per il delitto di diffamazione contestato", affermava il gip. Insomma, La Russa a processo per la faccia che non ha convinto il gip. Per la cronaca, l'ex ministro è stato assolto. E intanto lo "stinco di santo" Tulliani è latitante a Dubai, inseguito dai giudici per riciclaggio internazionale.