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Don Aniello Manganiello: "Roberto Saviano, basta falsi maestri. Io ho rinunciato alla scorta"

Cristina Agostini
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Don Aniello Manganiello, prete di Scampia, dà una sonora lezione a Roberto Saviano. "Anch'io sono stato minacciato di morte dai Lo Russo, ma ho sempre rifiutato la scorta per stare in mezzo alla mia gente. Non mi sento di chiedere tanto a Saviano", dice al Tempo, "però deve sapere una cosa. Il suo gioco è ormai scoperto e noi abbiamo bisogno di testimoni, non di maestri, veri o falsi che siano". Leggi anche: Roberto Saviano chi? Salvini da godere: come ridicolizza lo scrittore Manganiello, 64 anni, è stato per quasi vent'anni il parroco di Santa Maria della Provvidenza, a Scampia. Il suo trasferimento suscitò le proteste della gente. La sua esperienza l'ha anche raccontata nel libro Gesù è più forte della camorra. La sua lotta alla camorra è l'antitesi di quella dell'autore di Gomorra: "Non so se Saviano sia passato qualche volta per Scampia; certamente non ha trascorso nemmeno una intera giornata in questi luoghi, altrimenti ci saremmo incontrati o almeno i miei parrocchiani me lo avrebbero riferito. Qui lo scrittore simbolo dell'anticamorra lo hanno visto soltanto in tv. Ciò significa che si può scrivere di camorra senza conoscere concretamente il fenomeno: bastano le carte passate da avvocati e magistrati da cui ricavare storie per editori modaioli e reti tv in cerca di nuovi mercati. Solo così si spiega il fenomeno perché, a dirla tutta, Saviano mi sembra un modesto scrittore". La sua opera, continua Manganiello, "sul piano pratico, oltre a gonfiare a dismisura il portafoglio di Saviano, non salverà una sola vita". "In territori violenti, dove la legge è assente, soltanto dall'alleanza con l'uomo singolo e bisognoso di aiuto potrà rinascere una vita. Le manifestazioni del fronte anticamorra contro i clan non raggiungono né il cuore né la mente dei malavitosi, che non hanno nemmeno gli strumenti per comprendere il linguaggio  degli uomini di cultura". I malavitosi invece, "vanno fissati negli occhi a uno a uno, rassicurati e amati, protetti e sfamati. Senza mostrare loro un progetto alternativo non si caverà un ragno dal buco". E Matteo Salvini "dovrebbe concentrarsi sui problemi reali della criminalità a Scampia e in ogni luogo, non riconoscere valore e centralità a simboli ormai sfocati e inutili".

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