Papa Francesco è diventato grillino: paragona gli imprenditori alla droga
Imprenditori peggio della droga. O quasi. Non è la prima volta che Papa Francesco si cimenta con i temi dell' economia. Qualche settimana fa Jorge Maria Bergoglio aveva affidato il suo pensiero alle pagine dell' Oeconomicae et pecuniarie quaestiones, un raffinato testo della Congregazione per la Dottrina della Fede con cui il Vaticano, in soldoni, se la prendeva con la scarsa eticità della speculazione finanziaria. Le società off-shore, tuonava il documento, non perseguono «il bene dell' uomo» e i fondi di investimento hanno «aspetti predatori» che possono «aggravare la situazione economica di interi Paesi». Leggi anche: Il vescovo di frontiera che parla come Salvini: un eroe. La dura verità sui migranti Pensieri in linea con la più antica tradizione cattolica, con la vecchie storie sullo sterco del diavolo o sui ricchi che non andranno in paradiso finché un cammello non riuscirà a passare attraverso la cruna di un ago. Ma anche in sintonia con il sentire comune. Chi pensa, del resto, che le società che operano nei paradisi fiscali abbiano intenti umanitari o che i fondi speculativi abbiano a cuore il benessere del genere umano? L' idea non passa nella testa neanche a chi ci infila i propri soldi per sottrarli alle mire del fisco, figuriamoci se può essere condivisa dalla maggior parte dei credenti, che fatica ad arrivare alla fin del mese e va in banca solo per pagare le tasse con l'F24. SALVARE LE BANCHE - Anche quando, un paio di anni fa, il Papa se l' era presa con chi pensa a salvare le banche invece che la povera gente, era difficile dargli torto. Spendere miliardi di denaro pubblico per riparare agli errori di qualche manager dissennato o di qualche furfante matricolato che usava i depositi dei correntisti per prestare denaro agli amici, peraltro insolventi, è un' azione non solo poco cristiana, ma anche lontana dal buon senso. Questa volta, però, Bergoglio ha voluto spostare il tiro. Nella foga delle sue invettive contro il denaro e la finanza, si è scagliato anche contro chi la ricchezza la produce e la diffonde nella società, come gli imprenditori. Potrebbe essere stata fatale la sua passione per i social, che può averlo portato a vedere qualche diretta Facebook di troppo, o forse, più semplicemente, è stato anche lui travolto dal vento del cambiamento, che spira ormai ovunque. Sta di fatto che, con tutto il rispetto per Sua Santità, Papa Francesco si è messo a parlare come un grillino qualunque. Il nemico del Vaticano ora è lo stesso di Luigi Di Maio: il precariato. E dalla parte sbagliata stanno tutti quello che lo alimentano, poco importa se indirettamente o involontariamente. Nella sua udienza generale di ieri nella Sala Nervi del Vaticano, Bergoglio l' ha presa alla larga. Il tema è il primo comandamento («non avrai altri dei all' infuori di me») e il Papa ha lanciato i suoi anatemi contro i falsi idoli, che «chiedono sangue», «che schiavizzano», «che promettono vita, ma in realtà la tolgono». Un classico, insomma. SACRIFICI UMANI - Pian piano, però, dagli aneddoti storici, dalla superstizione e dai sacrifici umani si è passati al presente. Ed ecco che tra gli idoli da evitare come la peste hanno iniziato a spuntare «la carriera», «la bellezza», «il successo». Ad un certo punto, immancabile, è arrivato il «denaro». I soldi, ha ammonito Francesco, «rubano la vita e il piacere porta alla solitudine». La colpa, inutile dirlo, è delle «strutture economiche», che «sacrificano vite umane per utili maggiori». E dietro le strutture economiche che creano precari (le vite umane sacrificate) ci sono loro, i proprietari delle aziende. «Pensiamo», ha spiegato il Papa, «a tanta gente senza lavoro. Perché a volte capita che gli imprenditori hanno deciso di congedare gente, per guadagnare più soldi. L' idolo dei soldi». Bergoglio avrebbe potuto chiuderla qua. L' immagine del datore di lavoro che pensa di fare profitti licenziando e non aumentando l' organico e, dunque, la produzione, sembra già sufficienteme grillina e lontana dalla realtà. Ma il Pontefice è voluto andare avanti. «Si rovinano vite, si distruggono famiglie e si abbandonano giovani in mano a modelli distruttivi», ha proseguito, «pur di aumentare il profitto. Anche la droga è un idolo. Quanti giovani rovinano la salute, persino la vita, adorando quest' idolo della droga». Il cerchio si chiude. Gli imprenditori a caccia di utili sono come la droga: distruggono le persone. Concetto cristiano? Etica cattolica? Forse. E forse sbagliava anche Don Luigi Sturzo, quando cercava di spiegare ai grillini di allora che «l' economia moderna non può attuarsi senza capitale: questo esiste ed esisterà, come esiste ed esisterà il capitalista». di Sandro Iacometti