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George Soros, il complotto contro l'Italia sovranista: Ong, le prove schiaccianti sulla sua vergogna

Davide Locano
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C'è sempre lo zampino di George Soros. Si parte dei fatti. Nei giorni scorsi, il governo austriaco ha accolto il trasferimento a Vienna dell'università privata fondata anni fa in Ungheria dal magnate e "cacciata" da Budapest dal governo di Viktor Orban. L'annuncio lo ha dato Alexanders Soros, figlio del filantropo, su Twitter. Il trasferimento è avvenuto proprio nei giorni in cui il governo austriaco chiedeva all'Europa di usare il pungo di ferro contro l'Italia sovranista di Matteo Salvini. E in molti hanno visto un nesso tra le due vicende, come se l'Austria si ricollocasse nell'orbita dal magnate in ottica anti-sovranista. Fin qui sospetti. Vi sono però altri fatti. La sua voglia di finanziare certi governi europei, Soros, non la ha mai nascosta: si ricordi, per esempio, che il 3 maggio 2017 l'allora premier, Paolo Gentiloni, lo ricevette in pompa magna, con tanto di comunicati stampa. E - come sottolinea Italia Oggi - è un dato di fatto che da allora la Open Society, la fondazione di Soros, ha intensificato, e parecchio, la sua attività in Italia, forse in risposta proprio dopo gli attacchi che ricevette dopo l'incontro con Gentiloni. Nel luglio 2018, sul sito della Open Society, si poteva vedere quanto spendesse in Italia e chi finanziasse. Leggi anche: Travaglio, il siluro a Soros: "Come ha fatto davvero i soldi" Dunque, in breve, si scopre che ogni anno a livello mondiale in budget della Open Society è pari a 1 miliardo di dollari, il cui 10% viene speso in Europa e addirittura il 2,5% in Italia, pari a 2,1 milioni di dollari nel 2017. E a chi finiscono quei soldi? Presto detto: a 28 Ong impegnate in particolar parte sul fronte pro-migranti e anti-discriminazioni (il 52% del totale). Finanziamenti sospetti, insomma. E il sospetto è tutto politico: Soros sta forse finanziando quei soggetti che si trovano in prima linea contro l'Italia sovranista? Possibile. Anzi, probabile. Dunque, chi accusa il magnate di interferire nell'ordinamento democratico, forse, non sbaglia.

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