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Paolo Becchi smaschera Luigi Di Maio: "I gilet gialli? Cosa c'è dietro". Il complotto anti-Salvini

Giulio Bucchi
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Dietro l'appoggio di Luigi Di Maio ai gilet gialli francesi c'è un misero calcolo politico: fregare Matteo Salvini. Secondo Paolo Becchi, filosofo un tempo vicino ai grillini ed editorialista di Libero, l'endorsement del leader M5s al movimento anti-Macron è puramente strumentale. "Di Maio è sempre più in difficoltà e deve rilanciare l'immagine del Movimento in calo di consensi - spiega Becchi a LoSpecialeGiornale.it -. E cosa c'è di meglio in questo momento che schierarsi, con notevole ritardo per altro, al fianco dei gilet gialli che rappresentano una forma di puro populismo?". Leggi anche: "Perché la Lega di Salvini rimane l'ultima speranza". Becchi, appello pesantissimo I gilet gialli, senza capi né delegati, "rappresentano senza dubbio lo spirito originario del M5S" smarrito negli ultimi mesi di governo. La sterzata ritardata di Di Maio sui "veri rivoluzionari francesi", nota Becchi, ha costretto Salvini ad "andare al contrattacco schierandosi anche lui con i gilet gialli ma ponendo come condizione che non siano commesse violenze da parte loro. Come se le rivoluzioni si possano fare con il fioretto". Insomma, un Salvini insolitamente balbettante. E nel frattempo, conclude amaro Becchi, in Italia si è tornati a parlare di migranti, sbarchi e porti aperti: "Sta passando la strategia del M5S di distogliere l'attenzione dai problemi reali del Paese". Altro che referendum e quorum, "pensiamo all'Europa, al Fiscal Compact, su queste cose bisognerebbe combattere veramente".

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