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Michele Santoro, il delirio sul ritorno alla Rai: "Fico, mi appello a te". La vergogna contro Salvini e Lega

Gino Coala
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Al primo cenno di un possibile ritorno di Michele Santoro in Rai, tra i leghisti si è scatenata una vera e propria rivolta. I deputati del Carroccio in Commissione parlamentare di Vigilanza hanno subito chiesto chiarimenti, dopo le indiscrezioni sulla decisione del direttore di Raidue, Carlo Freccero, di affidare un programma di informazione al mitologico teletribuno. Una reazione che ha fatto saltare i nervi all'ex eurodeputato, tanto da prendere carta e penna per scrivere, guarda caso, al grillino idealmente più vicino alle sue idee, il presidente della Camera Roberto Fico. Leggi anche: Santoro, Freccero studia il ritorno in Rai: cosa temono i leghisti Santoro ha protestato con Fico, scelto a detta sua perché il Parlamento è garante dell'indipendenza della Rai, principio messo in discussione, dice ancora Santoro, con il comportamento dei leghisti: "Un'iniziativa senza precedenti - ha scritto il giornalista - Non solleva, infatti, obiezioni di merito su fatti, accordi reali o (cosa che sarebbe comunque grave) trattative in corso, in assenza di qualsiasi notizia di stampa sull'argomento, utilizza voci di corridoio per diffondere falsi allarmi e costringere la Rai a chiudermi la porta in faccia". Gli interrogativi dei leghisti sul possibile rientro di Santoro sono quindi veri e propri gesti di lesa maestà, perché secondo Santoro, che invoca il Parlamento come garante della Rai, neanche i parlamentari possono chiedere informazioni su come la Rai voglia spendere il denaro pubblico, perché appartengono alla maggioranza: "Sono domande improponibili - ha aggiunto Santoro - ledono il diritto privato e impediscono a un professionista di svolgere liberamente la sua attività; inoltre una siffatta formulazione assume un grado di deterrenza nei confronti non di una collaborazione esistente ma di qualsiavoglia ipotetica futura collaborazione, quando la Costituzione italian 'riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro, e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto".

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