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Carlo Sangalli, intervista a Libero: "Soffro per Formigoni, è stato un grande. Ora tifo per l'autonomia"

Cristina Agostini
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«Sono molto dispiaciuto per la sorte di un uomo che, superati i settant' anni, si trova ad affrontare un lungo periodo di carcerazione. Per chiunque, a quell' età, la prigione è una sofferenza supplementare. Nel caso di Formigoni ci troviamo di fronte a un politico che, come governatore della Lombardia, ha ottenuto risultati importanti per famiglie e imprese. Successi oggettivi che non possono essere dimenticati. Come essere riuscito, per esempio, a utilizzare i fondi europei che, prima di lui, restavano a Bruxelles». Non è per semplice solidarietà tra ex democristiani che Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio Italia e della Camera di Commercio di Milano, Monza-Brianza e Lodi, per sette legislature, onorevole dello Scudo Crociato, dal 1968 al fatidico '94, anno in cui la Balena Bianca si spiaggiò per sempre, sotto i colpi di tangentopoli, fa sentire la sua voce per portare solidarietà a colui che fu per quasi vent' anni il Celeste. La stima è reale, e Sangalli ha fatto sentire da subito la propria vicinanza all' amico in disgrazia. Tant' è che proprio per questo a Libero è venuta la curiosità di tastargli il polso. «Credo sia innegabile che la Regione Lombardia, con Formigoni, abbia fatto passi in avanti e sia diventata una delle Regioni più avanzate d' Europa», prosegue il decano di Confcommercio, confermato plebiscitariamente al timone dell' associazione dopo il finto scandalo montato ad arte contro di lui. Presidente, da lombardo doc, è favorevole all' autonomia regionale? «Dare attuazione al federalismo differenziato è certo utile. È giusto e urgente procedere con previsioni differenziate di autonomie e quindi di servizi». Pare però che la procedura vada a rilento, in Parlamento e nel governo c' è chi frena «Non facciamo allarmismi. Un ampio e partecipato confronto è necessario, così da fugare dubbi e interrogativi e definire i livelli pubblici essenziali dei servizi da assicurare ad ogni cittadino. È un percorso che va portato avanti attraverso un continuo dialogo e ascolto così come sta facendo, in Lombardia, il presidente Attilio Fontana. Per quanto riguarda l' autonomia, c' è poi, anche, un tema che va risolto: il trasferimento delle competenze sulle Camere di commercio, dal Ministero dello Sviluppo Economico alle Regioni. In questo caso l' autonomia rischierebbe di produrre cortocircuiti e contraddizioni perché il sistema camerale collabora già strettamente con le Regioni ma si basa su un ordinamento omogeneo a livello nazionale. In sintesi un' impresa deve confrontarsi con regole certe e procedure simili in tutto il Paese, da Trapani a Bolzano. In caso contrario si creerebbero complicazioni e limiti all' attività imprenditoriale». Il Paese però è tutt' altro che omogeneo: non le sembra che Milano abbia poco da spartire con il resto d' Italia? «Credo che il segreto del boom di Milano risieda nel dna di questa città-mondo, capace di trasmettere energia, formare eccellenze e attrarre talenti e quindi investitori. Milano cresce soprattutto quando si pone obiettivi molto sfidanti. Vedi Expo. Adesso abbiamo di fronte le Olimpiadi 2026 ma la sfida più impegnativa è senz' altro quella delle periferie. Se Milano riuscirà a migliorarle diventerà un esempio a livello globale. Oggi il milanese è orgoglioso della sua città, dal centro storico al nuovo skyline da capitale europea. È un orgoglio positivo che motiva a crescere, a migliorarsi e aiuta a superare le difficoltà. È un orgoglio che dovrebbe ritrovare tutto il Paese». Che giudizio dà dell' attuale situazione economica italiana ed europea? «I freddi numeri della chiusura del 2018 indicano un rallentamento diffuso che in Europa interessa soprattutto Germania e Italia. Rallentamento che, per il nostro Paese, è stato certificato dalla recessione tecnica. Tutto questo ha un corollario e una conseguenza: il corollario è la debolezza dell' occupazione, la conseguenza è l' urgenza di scelte adeguate di politica economica. Restiamo, infatti, un Paese fragile che fatica più di tutti ad agganciare i segnali di ripartenza ed è sempre il primo a cadere nella recessione quando l' economia rallenta». Crede sarà necessaria una manovra bis? «Se non si corre ai ripari il prima possibile è inevitabile che ci siano effetti negativi sugli andamenti di finanza pubblica, con il rischio di dover fare dolorosi aggiustamenti di rotta. Bisogna dunque reagire per rafforzare la fiducia di imprese e famiglie. Il premier Conte ha parlato di un' autostrada per la crescita le cui corsie sono: investimenti, innovazione e semplificazione. Ci auguriamo che questa autostrada sia inaugurata quanto prima, ma soprattutto che venga percorsa a gran velocità». Si parla di dare il via libera all' aumento dell' Iva per scongiurare la manovra: dalla padella alla brace? «Per un Paese come il nostro, che soffre di due malattie croniche, come la debole domanda interna e scarsi investimenti infrastrutturali, questa eventualità segnerebbe il punto di non ritorno verso una nuova e più drammatica crisi economica». Quanto ci costerebbe l'aumento Iva in termini di consumi? «L' aumento di 23 miliardi di Iva nel 2020 determinerebbe una contrazione dei consumi che stimiamo tra gli 11 e i 18 miliardi di euro, cioè tra l' 1,1 e l' 1,8% della spesa complessiva delle famiglie. E questo vuoto di domanda avrebbe anche un impatto negativo sul Pil di circa mezzo punto percentuale». Cosa si può colpire per fare cassa senza aumentare la crisi? «Se si vuole tornare a crescere bisogna ridurre le tasse e la prima cosa da fare è neutralizzare le clausole di salvaguardia per il 2020 e 2021. Le risorse per disinnescare questa mina si possono trovare attuando con determinazione risparmi di spesa pubblica improduttiva. Bisogna trovare il coraggio di farlo». Quanto la appassiona lo scontro interno al governo sulla Tav? «Guardi, la stragrande maggioranza degli imprenditori è favorevole anche perché le opportunità sono evidenti, sia a livello economico che ambientale. Oggi il tempo necessario per compiere la tratta Torino-Lione è di poco inferiore alle 4 ore e nel 2030, con la nuova infrastruttura, scenderà a meno di 2. Con l' arrivo, poi, dell' alta velocità Milano-Genova si potrebbero aprire spazi di mercato straordinari con benefici per tutto il Paese. La Torino Lione, insomma, completerebbe quella "Metropolitana d' Europa" in grado di integrare ulteriormente e naturalmente l' Italia anche nei grandi flussi turistici e commerciali europei. La Tav, dunque, serve a tutti e renderebbe il nostro Paese più competitivo». Abbiamo appena assistito a Milano alla grande sfilata della sinistra per l' immigrazione e nelle strade delle principali città ormai i negozi a conduzione straniera sono più di quelli gestiti da italiani: l' immigrazione nel commercio ha portato a un abbassamento dei prezzi e dei costi? «Sicuramente ha portato ad una maggiore varietà dell' offerta, essendo il commercio al dettaglio il primo fattore di integrazione degli stranieri, una condizione necessaria anche se non sufficiente. Del resto, l' integrazione è connessa alla legalità. Per la quale vale il principio stesso mercato, stesse regole. Assieme a questo c' è, però, troppa confusione nella localizzazione e nella gestione di alcune attività commerciali. Comunque certo si potrebbe fare molto di più nella difesa del made in Italy». di Pietro Senaldi

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