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Giulia Innocenzi, la nuova Alba Parietti di Bonaga: la difende, ma quanti strafalcioni

Giulia Innocenzi

Il filosofo sul Fatto si schiera con la "santorina" bocciata all'esame di giornalismo. Peccato che lui scriva peggio di lei...

Giulio Bucchi
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Avevamo sperato che Giulia Innocenzi non avesse niente a che vedere con la goffa difesa che, sul sito del Fatto Quotidiano, le ha regalato (insieme a tal Giancarlo Vitali Ambrogio) il filosofo bolognese Stefano Bonaga, noto ai più per una trascorsa relazione con Alba Parietti. Invece l'autolesionismo di Giulia non sembra arginabile e così la ragazza, dopo aver pubblicato su Facebook gli elaborati che dimostrano come la sua bocciatura all'esame di giornalismo fosse legittima, ha dichiarato l'altroieri, sempre su Facebook: «ADORO Stefano Bonaga». Ora, siccome l'articolo di Bonaga è, prima ancora che un'apologia della Innocenzi, un virulento attacco al sottoscritto, reo di avere firmato l'articolo «Il test Innocenzi: errori e frasi fatte» (apparso su Libero martedì scorso), ci vediamo costretti a dimostrare come mai avere accettato il soccorso di Bonaga rappresenti, per l'improvvida Giulia, l'ennesima scelta dissennata. Nella loro maldestra arringa, Bonaga e il suo sodale provano a spacciarsi per profondi conoscitori di grammatica e di sintassi, tentando per di più di fare gli spiritosi. Mal gliene incolse. Non pago di avere accusato chi scrive di «prosopopea errabonda» e «socratica ironia» (non chiedeteci di che si tratti), e avergli augurato «una vita superiore ai suoi meriti di incipiente aspirante correttore di bozze» (in realtà il correttore di bozze lo abbiamo già fatto per anni, e forse è per questo che nemmeno dopo mezza bottiglia di vodka scriveremmo «incipiente aspirante»), l'impareggiabile duo dapprima s'inventa un inedito costrutto sintattico, «l'arresto forte» (cos'è, una cura drastica contro un'incipiente aspirante calvizie?), e sproloquia di «agibilità» del nesso relativo in italiano (ma come, al nesso relativo sì, l'agibilità, e a Berlusconi no?). Poi massacra la lingua francese - perché limitarsi all'italiano? - straparlando di «una propria «soipensant» maestria stilistico-sintattica» (era «soipensante», al limite). Dopodiché osa sostenere che la locuzione lessicalmente scorretta «irrompere alla porta», adoperata dalla Innocenzi, sia un esempio di sineddoche, la figura retorica della «parte per il tutto». Per finire, i fratelli De Rege della grammatica ci deliziano con un «poiché» scritto con accento grave anziché acuto e con un «è» (terza persona singolare del verbo essere) fornito di apostrofo invece che di accento. Una conferma della dannosità di simili tutori è data dai numerosi commenti negativi rimediati dalla Innocenzi sia su Facebook sia sul sito del Fatto, da: «Quando vi toccano le vostre cocche guarda la levata di scudi» a: «Sei uno schiaffo alla cosiddetta meritocrazia e hai pure il coraggio di predicare». Due modesti suggerimenti, a questo punto. Uno per Giulia: di cattivi maestri la sinistra ne ha prodotti parecchi, se ne possono scegliere di molto migliori di Bonaga. L'altro per Bonaga: è meglio che lasci perdere la lingua italiana e torni alla filosofia. Lì, quantomeno, si limita a essere irrilevante, senza far danni. di Giuseppe Pollicelli

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