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Sea Watch, Domenico Quirico contro i buonisti (e Carola Rackete): "La pietà non serve, si vince col diritto"

Cristina Agostini
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"Discuto il metodo, non la persona. Non conosco la 'capitana'. Mi interessa la sorte dei 42 migranti. Nessuna ostilità personale". Domenico Quirico, firma della Stampa, in una intervista a Il Giorno non le manda a dire ai "buonisti" sui migranti e sulle Ong dopo il caso della Sea Watch. "Diciamolo chiaramente. La tesi della sinistra, del fronte progressista, di gran parte del mondo cattolico, è che bisogna avere pietà dei migranti. E che attraverso la pietà e l'empatia si potesse avviare una buona politica dell'immigrazione". Peccato, continua il giornalista, che non abbia portato "a grandi risultati. Anzi, queste azioni politicamente si sono dimostrate inconcludenti e, di più, hanno portato alla ribalta forze xenofobe, un tempo irrilevanti". Insomma, dice Quirico, "la gente non vuole avere pietà. La gente non vuole avere compassione. Occorreva trovare altre strade". Leggi anche: Mannheimer: "No, la linea dura di Salvini non basta". Il sondaggio sui migranti: cosa chiedono gli italiani Innanzitutto "quella del diritto. La pietà, l'empatia si fermano a coloro che sono simpatici, obbedienti, che ci assomigliano. Il diritto è il passaggio superiore, si estende a tutti. Noi siamo il mondo del diritto, i migranti sono i fuggiaschi dal mondo del non diritto, dove vigono la guerra, il fanatismo, la prevaricazione, la legge del più forte. Questo dobbiamo dare loro: diritti, non pietà". E la vera battaglia "è nell'esigere il rispetto dei loro diritti e nel denunciare con forza coloro che in nome del sovranismo li violano".  

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