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Vittorio Emanuele Parsi seppellisce la sinistra: "Hanno scelto le elite, ecco perché vince la destra"

Giulio Bucchi
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La sinistra ha scelto di schierarsi con l'establishment, e ha perso. Vittorio Emanuele Parsi, direttore dell'Alta scuola di economia e relazioni internazionali della Cattolica, parte dalla Grecia per analizzare la nuova sconfitta dei progressisti a 360%, sancendo come questo sia "il momento della destra". Con una differenza sostanziale: ad Atene perdono Tsipras e Syriza e vince Nuova Democrazia, che però è "il ritorno dello status quo". Un fatto "paradossale", perché "Nuova Democrazia e il Pasok sono stati i principali protagonisti del disastro greco". Ma nel resto dell'Europa e del Mondo, da Trump a Orban e Salvini, fino all'Austria e la Polonia, accade esattamente l'opposto. Vincono "destre identitarie e securitarie, che sanno parlare al popolo con le parole del popolo e che hanno colto la grande crisi delle sinistre". Quelle sinistre, sottolinea Parsi, che "sono state al potere in molti Paesi per molti anni e hanno finito con l'identificarsi con le élite. Lontane dai problemi reali, incapaci di affrontare la crisi di sistema che ha investito tutto l'Occidente. La gente non ha più feeling con quei partiti ora si riconosce in Trump o in Orban. Le masse virano a destra perché la sinistra ha sposato l'aristocrazia". Anche se, secondo lo studioso, sta per esplodere una contraddizione: "I sovranisti di mezzo mondo se la stanno cavando puntando il dito contro i migranti e accendendo i riflettori sulla questione sicurezza, ma non risolvono i problemi degli italiani o degli ungheresi". 

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