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Vittorio Sgarbi: "Quel quadro? Brucialo". L'intercettazione che può costargli il processo

Maria Pezzi
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L'accusa contro Vittorio Sgarbi risale al 2018 ed era pesante: aver autenticato false opere d'arte. Ne dà notizia un lungo articolo del Fatto Quotidiano. In una delle sue sfuriate finite tra gli atti di un' inchiesta giudiziaria e rimaste finora segrete, il popolare critico d'arte appella in ogni modo gli investigatori del Nucleo Tutela per il patrimonio Artistico dell' Arma colpevoli di aver sequestrato opere dell' artista scomparso nel 1998 Gino de Dominicis, ritenute false e di cui proprio Sgarbi aveva firmato l' autenticità. Tutto risale allo scorso anno. La Procura chiede e ottiene i domiciliari per due persone e ne indaga altre 21. Tra queste Sgarbi, accusato di aver autenticato false opere d' arte. Le indagini sono proseguite e qualche mese fa l' inchiesta è stata chiusa: adesso il critico d' arte rischia il processo. Leggi anche: Sgarbi contro Mughini, lite brutale a Stasera Italia C'è un'intercettazione piuttosto forte. Risale al 2 luglio 2014. La rabbia di Vittorio Sgarbi esplode. All'epoca era  presidente della Fondazione dedicata all'artista marchigiano. Mentre i carabinieri stanno sequestrando opere in diverse parti d' Italia, il critico d' arte sbotta e parlando al telefono con altri indagati urla di tutto: "Stronzi cornuti". Poi chiama i vertici dell' Arma dei carabinieri e persino la segreteria dell' allora ministro della difesa, Roberta Pinotti. Durante le indagini gli inquirenti sequestrano oltre 170 certificati di autentica di cui ben 119 firmati proprio da Sgarbi. E quando la notizia dei sequestri si diffonde, lui esplode in una delle sue famose sfuriate. Parlando al telefono con la fidanzata, la avverte che i militari potrebbero recarsi a casa sua per sequestrare un' opera che ha ricevuto come compenso per il suo ruolo di presidente della fondazione. "Hanno sequestrato un Trittico dove gli ho fatto un libro io", si legge nei faldoni riportati dal Fatto Quotidiano, "pensa ma io ho chiamato, non so, adesso vado dal ministro della Difesa e mi faccio, non si sa come fare a resistere a questi ignoranti, incapaci, delinquenti". E quando la donna chiede cosa fare del quadro, Sgarbi è lapidario: "Brucialo!", salvo poi tornare sui suoi passi dicendo "No, non fare niente, se fanno una cosa a me diventa ancora peggio per loro, perché io li massacro, vado dai due ministri, poi mercoledì faccio la conferenza stampa, sputtanando i carabinieri per tutta la vita". "Mai il nucleo di Tutela del patrimonio artistico dei Carabinieri era arrivato più in basso mettendo l' ignoranza al servizio della cecità e della mancanza di giudizio di un magistrato": questo lo sfogo di Sgarbi quando la notizia è diventata di dominio pubblico.

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