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Lilli Gruber e Andrea Scanzi "cazz*** rossa e cazz*** giallo": Farina smonta la compagnia di giro anti-Salvini

Giulio Bucchi
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È uscito un libretto intitolato "Il cazzaro verde - Ritratto scorretto di Matteo Salvini", di Andrea Scanzi, PaperFIRST. In teoria sarebbero 134 pagine, ma l' inchiostro latita, ce n' è una macchia qui e una là, parecchi fogli sono in bianco, e quelli fittamente scritti riproducono testi spaventosi e chilometrici di Giuseppe Conte e di Pietro Grasso (sì, loro) usati come gladiatori spompati contro il capo della Lega.  Leggi anche: "Il titolo...". Scanzi dalla Gruber suggerisce a Salvini anche come querelarlo L'operetta più immorale che immortale si legge in un' oretta, 12 euro rubati, poi dicono della casta politica. Eppure questo volumetto è molto istruttivo. Mostra la pochezza del frullato di teste d' uovo che costituisce il bacino di pensieri, ideali, sentimenti, prosa, gaglioffaggine della classe intellettuale che pretende di far da mosca cocchiera adesso, domani e per sempre al governo giallorosso. I veri cazzari sono loro, e la loro punta ottusa è il Cazzaro principale della banda d' Affori, proprio Scanzi. Rubano anche le parole degli altri. Cazzaro non è una espressione che appartenga a questa schiera di untorelli che non saranno certo loro a spiantare Salvini. La prima volta fu sui muri di Roma, trentacinque anni fa. Apparve questa scritta gigantesca: «ARGAN CAZZARO». Da sganasciarsi. Era il 1984. Dei ragazzi avevano tirato uno scherzo micidiale all' intellighenzia progressista, compita e sussiegosa. Fecero ritrovare nel Fossato Reale, a Livorno, teste di pietra ben tornite ma primitive, che parevano la trasfigurazione in pietra dei dipinti di Modigliani dal collo lungo. Le avevano create loro con un Black & Decker. Manuale dell'idiota - Il grande professore comunista di storia dell' Arte, Giulio Carlo Argan, allora pure sindaco di Roma, non ebbe dubbi. Modigliani sicuro. Un vero cazzaro. Il modello del cazzaro era quella roba lì. Quelli che bevono il vino in bottiglie polverose e gli fai credere sia uno Chateau d' Yquem del 1870, annata rivoluzionaria della Comune di Parigi, e schioccano le labbra, fanno andare su e giù un prodotto con le polverine e dicono: ambrosia, oro puro. Sono loro, sono gli Argan, sono gli Scanzi e le Gruber, e tutti quelli che alzano il ciglio con sprezzatura snob davanti all' onda crescente del centrodestra. Cazzari di piccolo calibro sono poi quelli che delibano entusiasti il prodotto del loro cazzarone preferito. Ci troviamo davanti a suo modo a un capolavoro. È il manuale del perfetto idiota grillino, un prototipo esemplare di economia circolare della cacca. Nel senso che ogni pagina è la riproduzione di un mezzo articoletto, di una nota su Boniface, tagliata e copiata, ed è bagnata dalla rugiada mentale ma anche anale dello scrittore - giornalista - esteta di riferimento del ceto intellettuale del Movimento 5 Stelle: Andrea Scanzi appunto. Il livello di Scanzi è, anche se se la tira molto, quello del buco del culo, in tema con gli orizzonti sorgivi del M5S. Scrive a proposito di una fotografia di Salvini mentre nell' orto raccoglie fiori di zucca: «...una trasposizione visiva dell' Inno del corpo sciolto di Benigni: accovacciato sul prato, con lo sguardo non troppo intelligente, Salvini pareva infatti intento a defecare. La trovo tuttora una foto oltremodo emblematica». Anche noi. La pagina seguente, Scanzi, attraversato dalla medesima ossessione scatologica, ci informa: «Renzi & Salvini sono imperdonabili bugiardi. Le due facce della stessa medaglia stitica». Per lui le medaglie sincere cacano? Ohibò, che cultura. Al club di Scanzi appartengono quelli della piattaforma Rousseau ma anche no. Non la base-base, non la gggente (si trova pure questa parola spregiativa nel libercolo), ma quelli che si sono elevati. Sono passati al livello di gioco superiore rispetto al flipper linguistico di Marco Travaglio. Quelli che adorano l' Andrea sono i veri fighi del movimento Cinque Stelle, ma anche con un piedino un po' fuori, non si sa mai. Gialli ma con sfumature rosse, scetticismo di alta classe, che trova sicurezze solo nell' appendere per i piedi il cazzaro verde, e il cazzaro rosé, che avete capito chi sia: Renzi. Sono soggetti laureati, più post grillini che grillini originari, comunque disincantati, caratterizzati da negligente entusiasmo, che fa più fino. Mai troppo esposti, evitare rischi, muoversi sul sicuro, legati a corda doppia per evitare cadute. Ad esempio: cazzaro verde è un' espressione per la quale Matteo Salvini, sbagliando, querelò Travaglio. Il gip negò il reato e archiviò. È satira, si può usare questo concetto. Era luglio. E così, tranquillo di cavarsela, Scanzi vi ha messo insieme un libro. Trionfo di banalità - L' espressione «cazzaro» è ripetuta nel libro 42 volte. Capitan Reflusso (si noti il genio gastrico, ma almeno è salito sopra il colon, bravo Andrea) 30. Il fatto che l' attività di Salvini si concentri tutta in «rutti» o «ruttini» è un concetto ribadito in 11 casi. E questo li fa ridere. Capitan Riflusso, oh oh, trattenetemi che scoppio. Come storpia i nomi e dà i nomignoli Scanzi non c' è nessuno. Altro che Travaglio. Eh sì, costoro considerano Travaglio un monumento venerabile, ma lo ritengono troppo pop, è un po' il loro Claudio Baglioni, sempre con la maglietta fina che si vedeva tutto, e un po' ha stancato. È una vecchia gloria, è il Facchinetti che guida gli altri Pooh e cioè Peter Gomez e il perenne riciclato Massimo Fini. A leggere le definizioni di sé che Scanzi dà - vedi Wikipedia - uno dice che Leonardo da Vinci era solo un precursore. Ecco, lui è l' eroe di tutte le arti, a condizione di non eccellere in nessuna, ma capace di essere stupendamente banale in tutte. Fa sentire i suoi fan ganzi, inseriti nel giro che ascolta le canzoni giuste, assapora tennis squisito, gusta vini un po' scorretti, dunque idonei a far sentire quelli del clan di un' altra levatura rispetto ai banali grillini. Scanzi è il loro maestro inarrivabile. Sa essere crudele, ma con furbizia, picchia duro, ma con il martello di gomma. I suoi adoratori invidiano le avventure del suo cerchio ristretto. Vede che questi quattro amici fanno soldi e diventano popolari andando insieme in tivù, litigando e poi spedendosi tweet taglienti, con significati sotterranei che i seguaci si divertono a interpretare, confrontando una analogia di Scanzi con la risposta sarcastica di Selvaggia Lucarelli, girano letti e donne, con totale devozione per il proprio ombelico (ben tornito, ovvio). Osservate lo spettacolo che insieme forniranno di sicuro molto presto, Andrea Scanzi e Lilli Gruber: lei è la cazzara rossa, lui è il cazzaro giallo sì, ma come un quadro di Rotko, non come il risotto che è troppo banale. Osservate le posture. Impressiona la loro testa, essa se mai ce l' avessero, è nascosta da una lingua che ciondola e gira come un criceto sulla ruota del nulla. Cazzari. di Renato Farina

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