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Lilli Gruber, perché attaccando Matteo Salvini si fa fuori da sola: cosa spunta nel suo libro femminista

Davide Locano
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Lilli Gruber è nelle librerie col suo Basta-Il potere delle donne contro il testosterone (Solferino, pagine 192, 13,90 euro). Premessa: Gruber, è notorio, fa share alta, e per due regioni: la faziosità, che è comune a tutti coloro che fanno opinione e comunicazione. Ed è legittima, magari corretta. Nel suo caso un tasso altissimo di faziosità, dunque scorretta, ma che diventa un' arma irresistibile quando ti rivolgi a chi la pensa come te. Col conseguente intento teleologico, che non è quello di informare ma con un fine e «se non la pensi come me sei una m....». Insomma una certa sinistra. Poi c' è il linguaggio, che è lo stesso, sulla carta e sul video. Diretto, chiaro, pop. È la chiave del suo successo. Alla Gruber non appartiene un grande vocabolario: contiene un numero di parole che non le consentono analisi sottili e profonde, "culturalmente tecniche", ma sono perfette per il grande pubblico della tv, per la quantità che quasi mai è la qualità. Per la fascia, cosiddetta alta, Gruber è inadeguata. Non è linguaggio da salotto buono, piuttosto lo è da cooperativa o da centro sociale. Mi piace evocare due sue colleghe dello stesso "palazzo La7". Leggi anche: "Sciocca comunista, attacca Meloni?": Feltri contro Lilli Gruber Myrta Merlino e Tiziana Panella. Sanno rivolgersi a tutti i soggetti, siano un politico, un docente, un sociologo o un opinionista. Sono correttamente faziose, sanno parlare tutte quelle lingue e approfondire. Senti le loro buone letture e possiedono appeal vero: la bionda Myrta presenta un certo charme apprezzato da uomini e donne, la mora Tiziana ti rimanda, in certi momenti, quel suo sguardo di erotismo educato. I soggetti detti prima, nel rapporto dialettico con la Lilli, grazie a competenza e linguaggio, trascinano e legittimano l' interlocutrice. Estendendo il concetto del testosterone in copertina, Gruber dichiara: «È evidente, in questi tempi travagliati, che esiste un rapporto diretto tra suprematismo bianco, razzismo e machismo, ma attenzione, questa non è una battaglia femminista, come non è un libro contro i maschietti ma di giustizia, di democrazia... un mondo costruito solo da uomini non può funzionare, anche per molti di loro». Parte una narrazione di vicende drammatiche che hanno coinvolto le donne: Canan Kaftancoglu, del Chp, partito repubblicano turco, condannata a nove anni di carcere perché si era opposta a Erdogan; Carola Rakete insultata da elementi sessisti; le donne molestate da Trump. Rivendicazioni sacrosante, certo, ma trattasi di episodi in un contesto del mondo che non è perfetto ma che, a passi magari ancora lenti, procede verso l' emancipazione femminile. Francesco Alberoni ha dedicato lucidi fondi alla crisi del patriarcato destinato, nel tempo, a diventare matriarcato. Trattasi di Alberoni, non di Gruber. La prima citazione di "Basta" è, naturalmente, Matteo Salvini, responsabile di tutti i mali d' Italia e d' Europa. È l' ossessione "gruberiana" che sappiamo, ma le diventa di ritorno, perché attaccando Salvini, Gruber attacca se stessa. Lilli è del tutto salviniana, nella comunicazione, nel linguaggio semplice, diretto, pop, "di pancia". Lui parla al popolo, lei all'"avanti popolo". Ha imparato tanto da lui. E lo imita bene. E qui occorre un distinguo. Conosco Salvini e so che a tu per tu non è quello della piazza, dello schermo e della propaganda. Per l' intelligenza bastano due numeri: da 4% a 35%. E poi è ironico, autocritico e colto. Non è mia discrezione, esiste una prova più che indiziaria, basta andare su Google e digitare "Farinotti - Salvini" ed ecco un faccia a faccia dove racconta se stesso, senza politica. Può darsi che nel privato Lilli Gruber sia diversa, corretta. Magari intelligente. di Pino Farinotti

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