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Open, Alessandro Sallusti e il pizzino giudiziario contro Renzi: "O la smetti o...". Mandanti: Pd e M5s

Giulio Bucchi
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Una "retata" contro Matteo Renzi, uno "spiegamento di forze di solito usate per stanare organizzazioni criminali". Invece di Italia Viva, ironizza ma non troppo Alessandro Sallusti, l'ex premier è il "presunto boss di questa presunta cosca che di nome fa Open e che dal 2012 al 2017 ha raccolto fondi privati per finanziare la corrente politica" dello stesso Renzi. Si parla di 7 milioni di euro, buoni per organizzare la Leopolda ma non solo. Questa storia, però, scrive il direttore nel suo editoriale sul Giornale, "puzza lontano un miglio". A insospettirlo "il clamore mediatico e il tempismo". Che tra i finanziamenti dei privati ce ne sia qualcuno irregolare "è cosa probabile - nota Sallusti -. Ma altro è volere far passare un movimento politico - nei confronti del quale non abbiamo mai avuto simpatie - per un'organizzazione criminale". Renzi sarà "politicamente spregiudicato e inaffidabile", prosegue il direttore, "ma non credo sia un ladro". Leggi anche: "Robe che solo i mafiosi". Indagine Open, lo sfogo di Renzi con i suoi fedelissimi Il suo problema ora "è che si trova a governare insieme a soci - i 5 Stelle e il Pd - che invece pensano il contrario, o quanto meno godono all'idea che lui passi per ladro a prescindere dai fatti". E il nemico politico, come da prassi italiana, "va fatto abbattere dai giudici se non puoi batterlo con gli elettori (noi del centrodestra ne sappiamo qualcosa)". Si tratta, insomma, secondo Sallusti del più classico dei pizzini: "O la smetti di rompere le pal*** o ti cuociamo a fuoco lento". 

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