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Berlusconi e Veronica Lario hanno divorziato

Silvio Berlusconi e Veronica Lario

Il tribunale di Monza ha anticipato il verdetto che era atteso per la prossima primavera. Il Cav è tornato "libero di stato". Può risposarsi...

Ignazio Stagno
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Dopo quasi 24 anni da ieri Silvio Berlusconi e Miriam Bartolini, che in arte si chiama Veronica Lario, non sono più marito e moglie. Ieri il Tribunale di Monza ha sancito definitivamente il divorzio della coppia che da lungo tempo era separata. Come stabilisce la legge alla fine della primavera il leader politico e proprietario della Fininvest diventerà lo scapolo più ricco d'Italia. Notizia naturalmente di primario interesse per Francesca Pascale, l'attuale fidanzata ufficiale che da lungo tempo convive con il Cavaliere e che naturalmente vorrebbe diventare sua legittima consorte. Ma l'atto giuridico che mette fine a un matrimonio celebrato nel dicembre 1990 dall'allora sindaco di Milano, Paolo Pillitteri (la coppia conviveva da anni e già erano nati i tre figli Barbara, Eleonora e Luigi), non sarà l'ultimo di questa lunga vicenda. Il matrimonio è sciolto, ma il dossier più rilevante della separazione è tutt'altro che definito: la sentenza di ieri nulla dice a proposito del «quantum». Il Tribunale di Milano che aveva affrontato la separazione dei due coniugi aveva stabilito un assegno di mantenimento per Miriam-Veronica di 3 milioni di euro al mese. Berlusconi aveva considerato quella somma una vera e propria mazzata sulle finanze personali, e aveva impugnato la decisione davanti alla Corte di appello civile di Milano, sezione famiglia. Il procedimento è ancora in corso. Nel frattempo però alla prima udienza del procedimento per il divorzio il giudice del tribunale di Monza Anna Maria Di Oreste aveva più che dimezzato temporaneamente quell'assegno portandolo a 1,4 milioni di euro al mese. Veronica non ci è stata e ha impugnato la decisione in un nuovo procedimento davanti alla Corte di appello civile di Milano. Sono due dunque le cause ancora in corso che probabilmente verranno unificate: una deve stabilire se 3 milioni al mese sono troppi, l'altra se 1,4 milioni di euro sono invece troppo pochi. Certo la soluzione finale sarà in quella forchetta, ma ancora molte variabili sono in gioco. Ad esempio quella della sistemazione del patrimonio di famiglia ancora non devoluto fra i due figli di primo letto (Marina e Piersilvio) e i tre avuti dalla coppia appena divorziata. Oppure l'eventuale assegnazione a Veronica di una delle tre principali ville-residenze abitate da Berlusconi (e da lui controllate con la Immobiliare Idra), come quella di Macherio dove l'ex moglie abitava fino alla separazione. Tutto è possibile, e come spesso accade in queste occasioni fra coniugi con ben diverso tenore di vita, per tirare sul prezzo entrambi piangono miseria o quasi. Silvio non vede più dividendi ormai da due anni, e abituato come era lui a riscuotere dalle holding che controllano Fininvest un centinaio di milioni di euro l'anno e più, è in mille ambasce. Proprio da qui a fine mese saranno formalizzati dalle assemblee i conti di quelle holding alla data del 30 settembre 2013, ma visti i conti di Fininvest e Mediaset da cui dipendono, è quasi certo che anche in questo 2014 Silvio debba restare a stecchetto. Le cose vanno male anche per Veronica, che nel suo piccolo è imprenditrice. Prima di separarsi infatti grazie alla generosità del marito ha prima varato una immobiliare (Finanziaria Il Poggio oggi semplicemente Il Poggio srl uni personale), poi attraverso importanti acquisizioni l'ha dotata di oltre 50 milioni di patrimonio in mattoni. Ha tre appartamenti, di cui uno a Olbia (valore di carico 614.377,62 euro), uno a Bologna (117.870,42 euro) e uno a Londra (valore 3.177.173,04 euro). Ha tre palazzi accatastati per uso ufficio: uno a Milano (valore 12.018.256 euro) e due a Milano due, rilevati proprio dalle società del marito. Il primo è Palazzo Borromini (valore di carico 7.291.432,22 euro), il secondo è Palazzo Canova (valore di carico 30.261.594,51 euro). Sotto questi due palazzi confinanti ci sono anche 55 posti auto di proprietà della società di Veronica (valore di carico 605.131,80 euro). Un altro immobile è posseduto a New York attraverso il controllo di un'altra immobiliare, la Orchidea realty corp (le immobilizizzazioni finanziarie, comprensive di un'altra quota di leasing immobiliare a Londra, ammontano a 4,55 milioni di euro). Nonostante questo bel patrimonio gli affari per Veronica non vanno benissimo. La società è in perdita, e sta erodendo le riserve. L'Imu è stata una vera e propria bomba sui conti, passando sugli stessi palazzi da 148.278 a 272.215 euro. La crisi ha fatto il resto: il colosso farmaceutico Shering che di fatto occupava l'intero palazzo Borromini ha avuto varie vicende societarie che hanno ridotto il perimetro e costretto a trasferire la sede da Segrate a Roma dal 2013. Il palazzo è vuoto e non si riesce ad affittare a nessuno. Anche gli altri inquilini di palazzo Canova e di Milano hanno protestato per i canoni troppo alti, minacciando di ridurre i contratti o l'occupazione dei locali. Veronica è stata costretta a fare un maxi sconto sull'affitto a tutti pur di non farli andare via. Ma le resta oggi un mutuo ancora da pagare entro il 30 aprile 2029 per più di 15 milioni di euro alla Banca popolare di Sondrio che lo aveva erogato nel 2009 (per20milioni), iscrivendo ipoteca su palazzo Canova per 34 milioni di euro. Tutte esigenze cui secondo Veronica dovrà continuare a provvedere Silvio. Che non sembra d'accordo... di Franco Bechis

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