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Silvio Berlusconi, condanna Mediaset-Agrama. La sentenza del 2014 contro il giudice Esposito: "Contrario alla giurisprudenza"

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È la numero 52752 del 2014, la sentenza che discolpa Silvio Berlusconi nel processo Mediaset, a scriverla rivela il quotidiano Il Giornale fu Amedeo Franco, il magistrato che faceva parte anche della sezione feriale che aveva condannato Silvio Berlusconi, e che in camera di consiglio si era battuto contro quella decisione anche se alla fine aveva accettato di firmarla. 


Lo stesso Franco, deceduto nel 2019, nei giorni scorsi è stato protagonista di alcune intercettazione ambientali, pubblicate da Il Riformista e trasmessa nella trasmissione tv Quarta Repubblica, riaccendendo la polemica sull’intricata vicenda dei diritti tv Mediaset. Un processo concluso nel 2013 in Cassazione con la condanna del Cavaliere per frode fiscale. Ma proprio uno dei giudici chiamati a decidere,  Franco, avrebbe definito quella sentenza «una porcheria». Il file audio è stato inviato dai legali di Berlusconi alla Corte europea di Strasburgo insieme a una recente sentenza del tribunale di Milano che offrirebbe un’opposta ricostruzione del caso.

 

 

 


E' questa la sentenza di cui parlava in un'intervista al Giornale, Alessio Lanzi, docente universitario di diritto penale, membro laico del Consiglio superiore della magistratura, che come avvocato, ha partecipato fino in appello al processo per i diritti tv (difendeva Fedele Confalonieri, assolto con sentenza definitiva). "Quanto sta emergendo in questi giorni sul processo a Silvio Berlusconi per i diritti tv solleva indubbiamente un caso politico, e pone alla Corte dei diritti dell'Uomo degli elementi di cui non potrà tenere conto. Ma per capire quanto è davvero successo non si può che partire da un dato di fatto: la condanna resa definitiva dalla Cassazione, quella di cui parla il giudice Franco nelle sue registrazioni, fu una sentenza clamorosamente sbagliata dal punto di vista giuridico, basata su invenzioni dottrinali senza precedenti. Una sentenza inventata, che non stava né in cielo né in terra". 

 "Una sentenza assurda dal punto di vista giuridico - sottolinea Lanzi - È questa la matrice iniziale della storia, ed è una matrice devastante perché il cittadino deve poter confidare nella correttezza delle decisioni dei giudici, specie in Cassazione, che ha l'ultima parola. La correttezza in questo caso non vi fu". Perché, osserva Lanzi, "Per condannare Berlusconi, che in Mediaset non aveva cariche, ricorsero a una figura, quella del cosiddetto autore mediato mai comparsa né in primo grado che in appello, e introdussero un concetto, il falso qualitativo delle fatture pagate da Mediaset, che era una cosa mai vista né prima né dopo".


Nella  sentenza  52752 del 2014 i giudici della terza sezione decisero esattamente il contrario di quello che nell'agosto precedente aveva stabilito la «feriale» presieduta da Antonio Esposito.  Per tre volte il verdetto contro Berlusconi venne citato e ribaltato. In Camera di Consiglio con Franco altri quattro magistrati: la presidente, Claudia Squassoni, una veterana della materia; tra gli altri c'era Aldo Aceto, che nel 2019 si candiderà alla presidenza di Autonomia e Indipendenza", la corrente hard di Piercamillo Davigo.

"Nessuno di loro si tirò indietro", scrive Il Giornale, "quando nella sentenza si affermò testualmente che la condanna dell'anno prima di Berlusconi era basata su una interpretazione della legge 'assolutamente contraria alla assolutamente costante e pacifica giurisprudenza di questa Corte ed al vigente sistema sanzionatorio dei reati tributari' ". 
 

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