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Referendum, Pietro Vento sull'affluenza alle urne: "Una grossa sorpresa". Perché il centrodestra forse può sorridere

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Una sorpresa l'affluenza alle urne sul referendum del 20 e del 21 settembre per Pietro Vento. Il direttore dell'istituto Demopolis, in merito al quesito sul taglio dei parlamentari, non può che definirsi sorpreso. "Il voto non è rimasta una questione per gli addetti ai lavori - spiega alle colonne di Repubblica per poi specificare -. Certamente le Regionali hanno fatto da traino all'affluenza". Eppure, una cosa è certa: "Non credo che questo raggiungerà la partecipazione che si ebbe al referendum sulla riforma di Renzi: alle 19 di quattro anni fa l'affluenza era superiore di 26 punti". Una buona notizia non solo per il Movimento 5 Stelle, ma anche per il centrodestra. Secondo i sondaggisti, infatti, una bassa affluenza favorirebbe la vittoria del "sì" al referendum, nonché cavallo di battaglia grillino, ma anche la Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia. Il fronte del centrodestra potrebbe trarre vantaggio da una ridotta affluenza e portarsi a casa il malloppo delle Regionali.

 

 

"L'affluenza del 30 per cento - prosegue - è ben lontana (-26 punti) dal dato analogo rilevato alle 19 nel dicembre 2016, in occasione del precedente referendum costituzionale voluto da Matteo Renzi". Allora votò addirittura il 56 per cento degli italiani che divenne poi 68 alle 23". Il motivo? Tutta colpa di un "errore", quello "di Renzi intenzionato - conclude l'esperto - a tramutare quel referendum in un voto sul governo. Ma proprio per questo gli elettori andarono a votare, lasciando il merito del quesito in secondo piano". E chissà che anche ad oggi la sforbiciata dei parlamentari non rappresenti qualcosa di molto più grande, magari la volontà di mandare a casa i giallorossi.

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