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Michela Murgia, dopo Figliuolo e militari attacca Salvini: "Perché ama le divise"

 Michela Murgia

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Le dichiarazioni di Michela Murgia sul generale Francesco Paolo Figliuolo hanno scatenato un'enorme polemica. La scrittrice, ospite a Di Martedì, aveva criticato il modo di esprimersi del commissario all’emergenza, dicendo che il suo fosse un "linguaggio di guerra". Poi aveva paragonato il generale a un "dittatore", dicendosi "spaventata dall'avere un commissario che gira con la divisa”. In molti si sono schierati contro di lei, a partire da Matteo Salvini, Ignazio La Russa, Carlo Calenda. Anche Rita Dalla Chiesa si è mostrata profondamente indignata per le parole della Murgia. Nonostante questo, la scrittrice continua a essere convinta del suo pensiero. E non solo. In un'intervista a La Stampa si è espressa sul leader della Lega dicendo: "Non mi meraviglia se quelli di destra mi strumentalizzano. Salvini, poi, si sa che ama le divise. Le metteva anche quando non poteva".

 

 

 

Michela Murgia ha spiegato che il suo intento non era quello di essere provocatoria. Ma ha comunque continuato a criticare la "militarizzazione" cui il popolo italiano sarebbe stato sottoposto nel corso della pandemia: "Non mi dimentico che un anno fa, quando eravamo tutti chiusi in casa per il lockdown, inseguivano i podisti con i droni. Si è visto un elicottero correre dietro un tizio sulla spiaggia. Nelle strade c’erano solo divise. E si è arrivati alle pattuglie di militari che controllavano le buste della spesa, per vedere se c’erano fondati motivi per uscire di casa. Siamo stati tutti militarizzati con una invasione della nostra privacy".

 

 

 

Il problema, secondo la Murgia, è che quando lo Stato affida funzioni civili ai militari dichiara fallimento: "Mettere lì un generale in divisa, vuol dire che Draghi ci manda un messaggio: visto che la situazione è caotica, vi metto il massimo del disciplinato e del disciplinante. Un generale. E quando sento tanti che si dicono più rassicurati da un generale, vuol dire che hanno talmente poca fiducia nella politica, che per loro chiunque è meglio, anche un militare". Il monito della scrittrice alla fine è questo: "Non è una guerra e i generali lasciamoli in caserma a fare quel che devono fare, la Difesa".

 

 

 

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