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PiazzaPulita, Paolo Mieli sulla firma all'appello contro Calabresi: "Mi vergogno per quello che ho fatto"

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Il caso dei terroristi rossi arrestati in Francia tiene banco a PiazzaPulita, il programma di Corrado Formigli in onda su La7, la puntata è quella di giovedì 29 aprile. Ospite in studio ecco Paolo Mieli, che nel 1971 firmò l'appello su L'Espresso per la destituzione di Luigi Calabresi. Un appello che è una delle pagine più vergognose della recente storia italiana, appello che piovve due anni dopo la morte dell'anarchico Pinelli: Calabresi venne additato come maggiore responsabile per quella morte e finì con l'essere ammazzato da un commando rosso il 17 maggio 1972, sotto la sua casa.

 

I firmatari di quell'appello erano più di 500, compresi Umberto Eco, Eugenio Scalfari, Norberto Bobbio. E Formigli chiede a Mieli: "Perché lo ha fatto? E cosa ha pensato anni dopo di questo". Encomiabile la risposta di Mieli: "So che fa strano dirlo, ma in quegli anni pensavamo davvero che ci fosse la mano della Stato ovunque, anche se i conti in certi casi non tornano neppure ora. Le stragi, pensavamo che Pinelli fu scaraventato giù dalla finestra, c'era un clima da vigilia di colpo di Stato", premette.

 

Dunque, Mieli aggiunge: "Anni dopo ho fatto più di autocritica. Io mi vergogno, non provo a rivendicare quanto accaduto: facemmo un errore. Erano gli anni di Pasolini: io so chi è stato, non ne ho le prove ma lo so. Non voglio paragonarmi a Pasolini. Da quella volta, però, mi sono dato un comandamento: prima di dire io so ma non ho le prove, devi riflettere. Se sei un intellettuale o un giornalista serio, prima le cerchi quelle prove". Insomma, da parte di Paolo Mieli un'analisi senza distinguo, senza se, senza ma. 

 

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