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Mario Draghi e i Maneskin, l'ultimo schiaffone sul Fatto quotidiano: "Zitti e buoni o mi inc***o"

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Un premier Mario Draghi versione Maneskin. Le bizzarrie del Fatto quotidiano, in termini di vignette, non conoscono confini. Non avrà il fisique du role da rockstar glam, l'ex governatore di Bankitalia e Banca centrale europea, ma in quanto a carisma potrebbe dare ripetizione all'imberbe Damiano David, allievo sia pur ben dotato.

 

 

 

Ma ovviamente Mannelli, matita armata della banda del direttore Marco Travaglio, ha un altro obiettivo. La musica non c'entra, e la Zitti e buoni diventata famosissima prima al Festival di Sanremo e poi sul palco dell'Eurovision Song Contest di Rotterdam è semplicemente un buon appiglio per fare polemica politica. Anzi, come suol dirsi, buttarla in caciara.


Mario Draghi come i Maneskin: la vignetta di Mannelli sul Fatto

 

Il tema, in casa Fatto, è noto: sui vaccini Draghi decide tutto da solo, facendo e disfacendo, dietrofront compresi. AstraZeneca, seconda dose "eterologa", over 60 o giovani. Di fronte alle indecisioni del ministro della Salute Roberto Speranza e degli esperti del Cts, il premier ha preso il toro per le corna mettendo una parola definitiva, si spera, sulla campagna vaccinale e i sieri da somministrare alle varie fasce di italiani ancora non immunizzati. 

 

 

 

 

"Zitti e buoni - fa dunque dire Mannelli al presidente del Consiglio - o m'inc***o". Sintesi micidiale, non c'è che dire. E in fondo è un po' la sintesi degli italiani che stremati da mesi di chiacchiere e ripensamenti vorrebbero dire la stessa cosa alla pletora di parlamentari e virologi che ogni giorno, a qualsiasi ora, affollano le tv per dire tutto e il contrario di tutto sul virus.

 

 

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