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Giampiero Mughini, "Mussolini si rivolta nella tomba": tutto da godere, schiaffo alla sinistra che delira sul fascismo

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"Benito Mussolini e Giuseppe Bottai si stanno rivoltando nella tomba a sentire chiamare 'fascisti' quelle oscene macchiette che hanno sfondato le finestre per poi devastare gli arredi della sede nazionale della Cgil", Giampiero Mughini lo ha scritto sul Foglio, riferendosi alle proteste violente che si sono tenute a Roma sabato scorso. Il giornalista, insomma, è piuttosto riluttante rispetto all'utilizzo della parola "fascismo" in questo caso. A replicare a Mughini è stato il collega di Repubblica, Francesco Merlo, il quale - in una mail indirizzata proprio al giornalista - ha fatto notare che nel fascismo non c’erano soltanto tipi come Bottai.

 

 

 

Merlo, in particolare, ha scritto a Mughini che fascista era anche "il famigerato Alessandro Carosi, strenuo combattente nella Prima guerra mondiale, uno che da squadrista e uomo di fiducia del capo della federazione fascista pisana si autoproclamava autore a colpi di una rivoltella Mauser di 11 omicidi e 20 ferimenti". E così Mughini si chiede: "A cento anni di distanza dobbiamo valutare il fascismo (e la sua riuscita e la sua durata) come un fenomeno storico-politico o come un fenomeno meramente criminale?".

 

 

 

Rivolgendosi a Merlo, il giornalista spiega che non è così assurdo dire che il fascismo storico sia morto e sepolto il 25 aprile 1945, e che "da quel giorno tutti coloro che levano la mano destra nel saluto fascista rientrano in una tutt’altra narrazione civile e culturale". In generale, secondo Mughini sarebbe sbagliato usare tutti i termini nati nei contesti i più drammatici del Novecento: "Fosse per me non userei mai e poi mai il termine 'Resistenza', e bensì il termine 'guerra civile', un termine che fino a vent’anni fa era off-limits fra le persone politicamente dabbene e che invece spiega cento volte meglio che cosa accadde lungo tutto lo stivale in quei due anni stramaledetti". 

 

 

 

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