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Michele Ainis: "La nostra Costituzione è la più citata e la meno letta"

Michele Ainis

Perché la sacra Carta è oggi (troppo) sulla bocca di tutti

Francesco Specchia
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“Una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza della politica”, diceva Pietro Calamandrei. Non immaginava, il nostro templare del diritto che, mai come ora, la politica, tutt’altro che indifferente, si sarebbe francobollata alla sacra Carta.  Arma brandita dal Pd in chiave antifascista, siluro della Ue alla Polonia, (finto) grimaldello di libertà per i No Vax: quando il costituzionalista Michele Ainis, osserva i mille usi della Costituzione un po’ si perplime.

Professor Ainis, prima Enrico Letta afferma che “ripudia il fascismo” (parola presente solo nella XII disposizione transitoria); poi la vicequestora No Vax  Schilirò la schiera contro il Green Pass,; poi il G20 delle religioni chiede di depurarla dalla parola “razza”. Perché la Costituzione è sulla bocca di tutti?

“Con ordine. Che si parli così tanto di Costituzione non è una cattiva notizia, la Costituzione è la legge più citata e ignorata. Iniziamo con Letta, che ha ragione: lo spirito dei costituenti è antifascista. Semmai mi chieda: perché dentro è citato il fascismo e non il comunismo? Per inerzia della Storia. Tra i padri costituenti c’erano Togliatti, Sturzo, tutti comunque vittime del regime fascista. Il regime comunista non l’avevano conosciuto, non avevano idea di cosa fosse il gulag, altrettanto terribile”.

Però qualcuno afferma che l’imprinting della Costituzione sia l’impianto rigido della Costituzione sovietica del 1936, quello di Stalin. Le risulta?

“Se lo è non è stato accademicamente esibito, ma più che a quello attinge alla Costituzione di Weimar del 1919, stravolta da Hitler (in Italia lo Statuto Albertino, un po’ usurato, è stato semplicemente messo da parte), per esempio nella parte del diritto alla casa. Ma guardi, in fase di dibattito costituente nel ’48, è volato di tutto; per esempio, venne citato Maometto sette volte”

Torniamo all’abuso della Carta. Il popolo No Vax e la vicequestora di cui sopra sostengono che tutta la politica del Green Pass sia contrario sia alle norme europee che alla nostra Carta…

“C’è questa diffusa intolleranza. Questa lite continua tra pro vax e no vax. Il bello è che entrambe le posizioni nascono dalla paura, l’uno del virus, l’altra del vaccino; ma nel primo caso la loro idea di difesa della salute coincide con quella della comunità, salvi te stesso e gli altri. Fermo restando che è una bruttura costituzionale l’affermazione (di Ilaria Capua o dell’assessore alla Salute del Lazio) di voler far pagare le cure ai Non vax che s’ammalano, io dico che il Green Pass non è anticostituzionale. Col suo utilizzo vi sono alcuni principi costituzionali che potrebbero entrare in conflitto, la solita libertà individuale in virtù della quale rifiuti il vaccino, e la difesa della salute collettiva. Ora, siccome l’obbligo vaccinale non c’è, la Costituzione stessa delinea degli indirizzi di compromesso, un bilanciamento. Ed è, appunto, il Green Pass: io ti scoraggio ma non violo i tuoi diritti”

Ma –insisto- la vicequestora era nel diritto di dire quello che ha detto dichiarandosi “serva delle Costituzione”, o ha ragione la ministra Lamorgese nel volerla esonerare?

“La vicequestora nell’affermare di servire la Costituzione mette in gioco gli stessi valori della Carta. Premettiamo che la libertà di parola è sacra, dappertutto. Negli Stati Unti, addirittura, durante le proteste per la guerra del Vietnam hanno tollerato che si bruciasse in piazza la bandiera americana. Ma i giuristi fanno differenza fra la libertà di manifestazione di pensiero e il potere di esternazione: se sei il Presidente della Repubblica o della Cassazione, o comunque un pubblico ufficiale, o comunque un professore –come me- che sta in cattedra a fare la lezione, be’ tu hai pure una sorta di “influenza sociale”, eserciti il potere d’esternazione ma hai dei limiti di continenza”.

Se è per questo, è avvenuto pure che un suo collega, Andrea Morrone, all’università di Bologna, abbia affermato che Fratelli d’Italia è un partito fascista e la Meloni una seguace del Mussolini statista…

“Rientriamo nella stessa fattispecie. Morrone è uno studioso di valore, allievo di Barbera. Diciamo che gli è scivolata la penna. Io non l’avrei fatto. Potrei averlo pensato ma non detto, specie davanti agli studenti”

Altra bizzarria. Jonghi Lavarini, il Barone nero, fascistissimo coinvolto nell’inchiesta Fanpage aveva nello zaino,  due libri sull’Olocausto e la Costituzione italiana (consegnatigli dall'agente provocatore di Fanpage Salvatore Garzillo). Che ne pensa?

“Che o non ha letto gli uni o non ha letto l’altra. Che, poi, è anche vero che la nostra Costituzione può leggersi con occhiali diversi, le parole sono plurisemantiche. La Costituzione, specie nella prima parte, è piena di parole generiche suscettibili di interpretazione. Ma volutamente. E una qualità non un limite, saper leggere le stagioni della Storia”

La Polonia afferma che il suo diritto costituzionale prevale sul diritto europeo. E lì, tutti all’attacco, dimenticando che la stessa Corte Costituzionale tedesca, per il medesimo motivo, aveva bloccato la ratifica del Recovery Fund. Chi ha ragione? E potrebbe valere anche per noi?

“L’Europa non ha ancora le condizioni per un avere identità politica unica. Per ora ci sono tanti stati non federati. Direi che dipende dai valori in gioco. Ma, certo, oggi, se il diritto comunitario può prevalere sulle leggi ordinarie, non può farlo se contrasta con i principi costituzionali fondamentali dei singoli stati. Ha ragione la Polonia”

La riforma della Giustizia alla fine passerà? Il M5S annuncia attacchi a livello di Corte Europea sull’ “improcedibilità”…

“Passerà. Non perché la giustizia sia un disastro, ma perché sennò l’Europa ci dà i quattrini. Il ministro Cartabia ha cercato di mediare con Pd, Lega e 5 Stelle; se poi invece di “prescrizione” usa “improcedibilità”, è un giochino semantico. Diciamo che la riforma è un tentativo in buona fede che non è piaciuto a Bonafede”

Quindi lei condivide che per una riforma strutturale della Giustizia serva metter mano alla Costituzione (e qui torniamo a bomba)?

“Non è detto, non ci sono quasi mai i numeri per le riforme strutturali. E come per la legge elettorale: ogni legislatore la cambia pensando di fare meglio. Diceva Voltaire: volete fare buone leggi? Bruciate quelle che avete e scrivetene di nuove. Basterebbe la vera volontà politica. Per esempio, per spuntare le unghie al Csm - l’unica riforma radicale- io userei il sorteggio doppio come si faceva con i docenti universitari. Per i magistrati che sono una comunità di eguali, è il sorteggio il luogo più sicuro”

Il G20 della religioni ha chiesto di togliere la parola “razza” dalla nostra Carta (anche perché la parola, a strascico è presente in 239 leggi). Non è troppo politicamente corretto?

“Certo. E io ne sono allergico, è come mettere la sordina al pensiero. La domanda che deve farmi, semmai, è: quale linguaggio deve usare un testo scritto per essere compreso da tutti i cittadini? Nel linguaggio comune le razze ci sono, nei vocabolari sono censite. Poi, lasciamo stare che ci sono le razze equine e non quella umane, è vero; ma nel voler usare una terminologia di alto grado scientifico, si perderebbe il grado pedagogico. Quello che non capisco, invece, è l’uso dello schwa neutro che va tanto di moda. E come l’esperanto: se una lingua non la si usa è già morta…”

 

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