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Marco Travaglio e giudici, patto d'acciaio: obiettivo, far fuori Berlusconi. Rumors: "Come lo vogliono affondare"

Elisa Calessi
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A parte Mario Draghi, che però, come dice un onesto parlamentare del Pd, «nessuno voterà mai, perché significa perdere la pensione, oltre che un anno e mezzo di indennità», il nome senza dubbio più forte per la corsa al Quirinale, a oggi, è Silvio Berlusconi. Se parli con chiunque, a Montecitorio, te lo conferma. Da Leu a Fratelli d'Italia. C'è chi te lo dice con terrore, chi sorridendo, chi facendo la battuta, chi sperandoci davvero. Ma nessuno ne fa mistero. Per ragioni inoppugnabili. È il nome che, sulla carta, ha più voti di grandi elettori (al centrodestra, pallottoliere alla mano, mancano solo 17 voti per eleggerlo al quarto scrutinio). È quello che, dai sondaggi, riscuote più consenso tra gli italiani. L'ultimo, quello realizzato da IZI Spa di Roma, lo dà al secondo posto (con il 20,6% delle preferenze), subito dopo il presidente del Consiglio Mario Draghi (23,4%) e addirittura prima dell'attuale presidente i Sergio Mattarella (19,3%).

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QUI E FIRMA LA PETIZIONE: "NO A CHI VUOLE
RUBARCI IL QUIRINALE"

È la carta che più di tutte garantisce la prosecuzione della legislatura fino a scadenza naturale (che è quello che vuole il99% dei parlamentari in carica), perché con lui Draghi resterebbe a Palazzo Chigi e senza conflitti, essendo il leader di Forza Italia uno dei suoi più convinti sostenitori e non volendo il voto anticipato. «I peones», spiega un deputato di area centrista, «hanno capito benissimo che il Cavaliere al Colle è la garanzia di un percorso senza inciampi».

 

 

SOTTO TIRO - Questo dato di fatto, che avanza con l'inerzia ma anche con la forza della realtà, insieme alla totale assenza di un'alternativa (ad come «garante della corruzione e della prostituzione», «scassinatore» della Costituzione, protagonista di un elenco di interminabile di violazioni legali, umane, morali, politiche per poi dissezionarne la vita, i problemi giudiziari, le accuse, anno per anno.

LA CAMPAGNA - Un lungo riassunto, firmato dal direttore Marco Travaglio, delle puntate precedenti per concludere con un invito a votare una petizione, aperta su Change.org, in cui si chiede solennemente «a tutti i parlamentari di non votarlo alla presidenza della Repubblica. Anzi, di non parlarne proprio. E, se possibile, di non pensarci neppure». Titolo: «Berlusconi? No grazie». Una petizione che, a sera, era arrivata a quota 27mila firme. Peraltro l'iniziativa del Fatto arriva nel giorno in cui dal tribunale di Milano arriva una notizia che certo non aiuta la corsa quirinalizia di Berlusconi: è stata respinta la richiesta, fatta dai difensori delle "ex olgettine", ospiti delle serate ad Arcore e imputate nel processo milanese sul caso Ruby ter assieme all'ex premier, di proscioglimento immediato dalle accuse di falsa testimonianza. Il dibattimento ci sarà. Si tornerà a parlare delle "cene eleganti", del "bunga bunga" , di chi c'era e perché. «Per noi Silvio Berlusconi al Quirinale sarebbe una tragedia», sintetizza un parlamentare dem di lungo corso. Non solo per la prima volta, dopo parecchio tempo, il presidente della Repubblica non verrebbe dal loro mondo, ma sarebbe l'uomo che per decenni si è combattuto.Una disfatta simbolica, prima ancora che per le conseguenze politiche che potrebbero esserci. Una via d'uscita la ipotizza Giacomo Portas, leader dei Moderati: «Silvio Berlusconi potrebbe rinunciare alla corsa al Colle in cambio dell'elezione a senatore a vita...».

 

 

ACCORDO DIFFICILE - Ma chi fa l'accordo? E siamo sicuri che Berlusconi, amante delle battaglie, si sfilerebbe? L'argomento tiene banco anche nel M5S: «Chi lo sta lanciando», ha detto ieri Luigi Di Maio, «lo sta anche fregando, sento il bisogno di dirglielo. Di certo» ha, però, ammesso, «Berlusconi ha una certa presa sul Parlamento che non va sottovalutata». Carlo Calenda scherza (o forse no) sull'iniziativa del Fatto: «Gli unici che mi potrebbero convincere a sostenere Berlusconi per la presidenza della Repubblica sono quelli del Fatto quotidiano». Mentre dal Pd Andrea Orlando ha ribadito il concetto espresso il giorno prima da Letta: «Come finirà è difficile dirlo. Posso solo dire che il Pd non voterà Berlusconi». Anche se langue un'alternativa, come osservava ieri Andrea Marucci, invitando Enrico Letta a uscire dal «suo splendido isolamento». Come osservava Gianfranco Rotondi, il fatto che il Partito democratico senta «il bisogno di precisare che non voterà Berlusconi, la dice lunga sulla serietà di questa ipotesi. Trovo legittimo che il Pd non voti per Silvio, ma il centrodestra ha il diritto costituzionale di candidarlo e di eleggerlo».

 

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