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Papa Francesco, il retroscena sugli attacchi a Ratzinger: ecco perché ora trema anche Bergoglio

Renato Farina
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Attenzione ai naviganti. L'attacco a Ratzinger è diretto e frontale. Fin qui è ovvio. Ma la protervia con cui lo si assale, vuole essere anche un minaccioso avvertimento a Bergoglio. Di solito la verità si disvela per un caso fortuito, per un incidente di penna o un eccesso di intelligenza. Di essa ci tocca ringraziare Gad Lerner e il suo articolo sul Fatto apparso sabato scorso. Il neo-vaticanista, commenta lo strano choccato silenzio, in fondo acquiescente, con cui la Chiesa (compreso, secondo lui, pure Francesco) ha accolto il dossier contro il Papa emerito, accusato di complicità con «almeno quattro casi di pedofilia» quand'era tra il 1978 e il 1982 arcivescovo di Monaco di Baviera. Lerner non prende posizione sul caso specifico. Ma dà un giudizio evidente su quanto quest' ultimo scandalo sporcando l'abito bianco di Benedetto non umili la sua figura morale, ma scardini l'essenza stessa del cattolicesimo apostolico romano. Papa Benedetto ha esaltato la bellezza dell'incontro con Cristo tramite questa povera Chiesa, nonostante la sua sporcizia.

 

 

Lo ha proposto in modo incantevole come via di salvezza per l'umanità ferita. Balle, dice Lerner. Il coinvolgimento del candido Ratzinger è la prova che non è questione di brave persone, il fatto è che quella della Chiesa cattolica è una storia criminale. Il delitto della pedofilia e comunque l'abuso sessuale sono connaturati in essa. Per salvarsi essa deve cambiare radicalmente. Deve accettare il «cataclisma». «Cambierà la dottrina e cambieranno le regole del diritto canonico». Ma prima deve, senza difendersi, lasciare che «crollino le pareti, anche i muri maestri della Chiesa». Non sono i preti a essere cattivi come capita anche tra i geometri e i parrucchieri. Nel loro caso è che sono programmati ad abusare dei minori. «È evidente» scrive Lerner «che tali pratiche di sopraffazione hanno a che fare con la stessa natura gerarchica e patriarcale che differenzia la Chiesa cattolica... rispetto ad altre organizzazioni religiose». Insomma. La Chiesa se non vuole essere messa fuori legge come pericolo pubblico deve fare la rivoluzione. Che faccia tosta. È davvero singolare che Gad Lerner individui la storia criminale del novecento non nel comunismo, e neppure si sogni di elaborare un giudizio sulla nefasta ideologia e la conseguente pratica dei gruppi che hanno dominato la scena violenta della società italiana negli anni '70. Fu lì, in quegli ambienti, che si teorizzò il sesso libero e senza responsabilità, e non mancarono teorici della pedofilia tra i maestri del pensiero sessantottino. Si congiungono qui le critiche laico-progressiste con il desiderio di dare una spallata a un Bergoglio che dopo le promesse e le premesse iniziali appare troppo legato alla tradizione viva della Chiesa.

 

 

Questa rivoluzione della Chiesa, nella dottrina e nel diritto canonico, è esattamente quanto propugnato e già praticato in Germania: apertura al sacerdozio femminile, matrimoni gay, matrimonio dei preti, divorzio accettato e aborto scusabile: il tutto per impedire la pedofilia e ridare fascino al messaggio cristiano. La rivoluzione tedesca si è dimostrata non solo un tradimento del "depositum fidei", ma un fiasco solenne. Chiese vuote, zero peso culturale. Abbondano solo la presunzione e i soldi. Da qui l'avvertimento che Francesco ha capito benissimo, evitando scontri frontali deleteri. Gli stessi ambienti che lo vezzeggiavano adesso lo ritengono incontrollabile, troppo libero e anticonformista rispetto ai dettami del politicamente corretto: denatalità, sovranità dei popoli, aborto, eutanasia, apertura ai matrimoni omosessuali. La sua annunciata rivoluzione avrebbe perso spinta propulsiva. Da qui l'attacco a Ratzinger (prove zero, suggestione propagandistica) e l'avvertimento al Papa, che non difenda più i muri maestri, altrimenti sistemano anche lui. Scrive forse premonitore Gad Lerner: «Come è noto, anche Bergoglio non è stato esente da critiche riguardo ai suoi rapporti con la giunta militare argentina». 

 

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