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Oligarchi russi, "saranno torturati". L'inconfessabile fine dei miliardari di Putin caduti in disgrazia. "Si dice che in casa..."

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“Prada se ne è andato. Come si può vivere in una città che non ha Prada? Le mogli dei miliardari russi tortureranno i loro mariti”. Lo ha scritto, tra il serio e il faceto, Yevgenia Albats, giornalista della rivista indipendente russa The New Times, una di quelle censurate dal Cremlino perché non allineate sulla “operazione militare speciale” per “denazificare” l’Ucraina.

 

 

Secondo la giornalista le compagne degli oligarchi russi colpiti dalle sanzioni economiche faranno di tutto per “riportare questa vita di lusso che esisteva a Mosca prima dei recenti eventi”. D’altronde l’élite russa è tutto fuorché patriottica, e non da adesso: si sprecano le generazioni di figli di e nipoti di cresciuti in Occidente. “Amano la Russia da morire, ma fino alla nostra morte, non alla loro morte - ha dichiarato la giornalista russa - preferiscono amare la Russia da lontano. D’altronde l’aristocrazia russa ai tempi degli zar andava a Monaco per spendere tutto il ricavato che otteneva dai contadini”.

 

 

Da qui a pensare che però gli oligarchi possano apertamente schierarsi contro Vladimir Putin ce ne passa. E non importa quanto le loro mogli si lamenteranno per i privilegi e per il lusso persi all’estero. Per ora queste donne stanno comunque “servendo” i loro mariti: prendiamo il caso di Marina Aleksandrovna Mordashova, moglie di Aleksej Mordashov - l’oligarca più ricco della Russia e quindi uno dei più colpiti dalle sanzioni - che si è vista trasferire il controllo di una partecipazione di circa 11, miliardi di dollari dell’impresa Nordgold. Tra le altre mogli nell’occhio del ciclone mediatico ci sono Elena Perminova, seconda moglie di Alexander Lebedev - ex spia del Kgb e co-proprietario di tre giornali - e Irina Usmanov, moglie dell’imprenditore Alisher Usmanov.

 

 

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