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Roman Abramovich, il dettaglio rivelatore ai negoziati: a quale gioco sta giocando l'oligarca

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Chissà se è stato il suo innato fiuto degli affari a suggerirgli di esporsi così tanto nei negoziati tra Ucraina e Russia. Ufficialmente Roman Abramovich non fa parte delle delegazioni, eppure sta svolgendo un ruolo di mediatore la cui importanza viene riconosciuta da entrambi le parti in causa. A guardare le immagini che arrivano dall’ultimo tavolo di trattative in Turchia, non sembrerebbe che il magnate russo sia particolarmente coinvolto.

 

 

Spesso defilato mentre le delegazioni ufficiali si confrontavano e sempre con il telefono in mano, il Corriere della Sera lo ha descritto come “il viaggiatore occasionale capitato nella sala d’attesa sbagliata”. Il che però non vuol dire che Abramovich sia disinteressato: anzi, forse ha accettato di essere coinvolto anche per una ragione personale, ovvero per salvare la maggior parte dei suoi asset. Dopo essere stato sanzionato dal Regno Unito ed essere stato inserito nella lista nera dell’Unione europea, su intercessione di Volodymyr Zelensky (con cui condivide l’essere ebreo e la madre di origini ucraine) Abramovich è riuscito ad evitare le sanzioni degli Stati Uniti.

 

 

Il magnate russo è comunque meno ricco rispetto a quando è scoppiata la guerra: dall’inizio dell’anno ha perso quasi quattro miliardi di dollari e ora il suo patrimonio è sceso a 14,4 miliardi, stando a quanto riportato da Bloomberg. Anche per questo motivo Abramovich si sarebbe buttato nei negoziati di pace: sebbene ci siano dubbi sul suo effettivo protagonismo, le due parti in causa ne stanno tessendo le lodi. Mikhail Podolyak, capo della delegazione ucraina, ha definito “fondamentale” il ruolo di Abramovich: “Se non avessimo avuto un mediatore così, per noi sarebbe stato molto più difficile instaurare questa comunicazione”.

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