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Massimo Cacciari, "detesto Putin ma il suo piano è perfettamente riuscito": verso la catastrofe, "cosa ci aspetta"

Massimo Cacciari

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Massimo Cacciari lo mette nero su bianco: detesta Putin, "per ciò che fa all'Ucraina e se possibile ancora di più per ciò che fa alla Russia e all'Europa". L'aggressione "ha decretato la fine, temo irreversibile, di quella che poteva rappresentare la loro sola destinazione, il loro solo destino come grandi, autonome potenze culturali e politiche nel mondo attuale", scrive il filosofo in un articolo pubblicato su La Stampa. Ora quella Russia è ridotta "a miope calcolo di interessi, a egoismi nazionalistici". Invece, spiega Cacciari, avrebbe dovuto creare "un nuovo rapporto, fondato su accordi di pace e non armistizi, su visioni strategiche e non prezzi del gas, con l’Europa occidentale". 

 

 

E poi c'è la questione dell'Europa, osserva Cacciari. "Quale Dio crudele può ingannarci fino al punto di non comprendere che una Europa politicamente unita, davvero sovrana, davvero capace di essere parte decisiva nel risolvere i conflitti internazionali, tutti globali nel mondo globale, non avrebbe mai potuto esistere senza quel nuovo rapporto con la grande Russia? Una politica europea degna del nome di politica avrebbe dovuto svolgersi tutta nel senso di una apertura all’Est, di una Ostpolitik, che non poteva certo arrestarsi alla frettolosa, improvvisata integrazione al proprio interno di paesi finalmente liberati dall’oppressione sovietica e inevitabilmente agitati da spinte nazionalistiche". 

 

 

In questo contesto, prosegue il filosofo, la "Germania avrebbe potuto svolgere il ruolo di leader dell’Unione europea (e soltanto la Germania lo avrebbe potuto) soltanto se fosse riuscita a far condividere da tutti i Paesi membri una grande, strategica Ostpolitik. Un’Europa che finisce con un Muro al confine polacco e ucraino (e che continua a vedere il Mare nostro come un altro Muro) sarà sempre soltanto una provincia atlantica politicamente, e geograficamente una penisola asiatica. Se è questo che Vladimir Putin e i suoi volevano ci sono perfettamente riusciti. Messa fuori gioco la (potenziale) leadership tedesca, rovinata forse per sempre la possibilità di un dialogo russo-europeo, schiacciata la presenza europea dalla logica stessa della guerra sotto l’egemonia della Nato, e cioè dell’America. Basterebbe e avanzerebbe perché i patrioti russi operassero in tutti i modi per la defenestrazione dei Putin".

 

 

Conclude amaro e cupo Cacciari: "Tra pace e guerra, alla fine, non c’è medio. Ben scavato, grande Russia – hai scavato un'altra volta la fossa a un pensiero critico che valga politicamente, poco male - ma perché a te stessa?". Ora "è guerra civile, in seno all’Europa. La guerra tra Ucraina e Russia è guerra civile in tutti i sensi. E avviene sulla faglia sismica più pericolosa d’Europa. Anche nei Balcani era guerra civile. Ma qui la Russia restava al margine. Ora il fronte è russo-europeo" e "il tempo che resta è poco".

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