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Salgari, il cronista che inventò le fake news ( e le fece fruttare)

 Emilio Salgari visto da Paolo Bacilieri in "Sweet Salgari"

Esce "Il grande sogno", nuova biografia del padre di Sandokan. Che fu il primo italiano ad inventare le bufale giornalistiche, ma a fin d bene e di letteratura

Francesco Specchia
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Il Cremlino ci fa un baffo. Ci un tempo in cui le fake news avevano un loro fascino invincibile, e Emilio Salgari era il loro profeta. 

Era uno spettacolo fantastico. Salgari, redattore ordinario della sezione “Esteri” prima alla Nuova Arena e poi all’Arena di Verona, alla fine del secolo scorso, vergava pezzi con ali di farfalla. Scriveva “Dehli è la città più venerata dai mussulmani indostani, poiché contiene fra le sue mura la Santa Iammah-Masgid, ossia la moschea più santa e più ricca”, ma lo scrosciare del Gange era solo nella sua fantasia e in quella del proto del giornale. Partiva dalla notizia di un gruppo di scalcinati cowboys in gara coi butteri in Maremma e subito, nella sua cronaca, spostava il far west in Toscana: “I cavalieri, trovando più ampi passaggi, spinsero i loro mustani a tale corsa che due ore dopo raggiungevano il margine dell’immensa prateria. Là non più piante d’alto né di medio fusto, erbe e sempre erbe altissime, frammiste a larghe zone di girasoli splendidissimi e di sommacchi…”.

Spiegava il naufragio di un brigantino inglese nei mari del sud e attaccava il pezzo con viluppo ottocentesco: “Sotto i flutti, strani molluschi ondeggiavano in gran numero, giuocherellando fra quell’orgia di luce. Apparivano le grandi meduse, le pelagie simili a globi luminosi danzanti». Firmava i suoi articoli da inviato nei quattro angoli del mondo, il cronista Salgari.

 Eppure, l’unico viaggio che aveva davvero compiuto in tutta la sua vita era da Venezia a Brindisi su un cargo; e fu da allora che venne chiamato “Il Capitano”, senza nulla togliere a Matteo Salvini. Ecco, tutta la fantasmagoria dei reportage e delle inchieste inventate di sana pianta (un’abitudine per i giornalisti coevi: il collega Mark Twain le chiamava “Hoax”) ritorna oggi prepotente, dalle retrovie di un delizioso pamphlet, Emilio Salgari- Il grande sogno (Edizioni Ares pp160, euro 15). Trattasi dell’opera di Ferruccio Parazzoli, scrittore pluripremiato, autore di oltre 50 romanzi già  direttore degli «Oscar» Mondadori. Il  quale Parazzoli, a 87 anni si concede  il lusso di riattizzare il mito della sua infanzia e attraverso gli snodi della narrativa salgariana -prateria, jungle e foreste, il mare, i deserti e i ghiacci – porta il lettore, a braccetto, in “un'epopea fatta non solo di ricordi, verificando le tracce che la letteratura di fantasia ha lasciato nell'immaginario collettivo”.

Ora, io sono veronese, ho lavorato all’Arenadi Verona e, da lì, mi sono nutrito alle visioni dei più grandi esperti salgariani d’Italia: il bibliotecario-accademico Claudio Gallo e, soprattutto Silvino Gonzato, maestro di giornalismo culturale e curatore della prima, lussureggiante antologia di articoli griffati da Salgari, Una tigre in redazione. Dovrei essere abituato al salgarismo (anche se io, da ragazzino, propendevo più per Jules Verne). Eppure, la lettura del libro di Parazzoli è un gioioso esercizio del ricordo. Parazzoli parla di Salgari come di una “lanterna magica. Salgari sta sognando e noi entriamo nel sogno”. E ha ragione. Di Salgari si ricorda la sua capacità di ipnotista in grado di scaraventare il pubblico tra suoni, odori, rumori di altri mondi, avviluppandolo in una prosa che per i lettori d’oggi sarebbe mortale come un boa della Giungla nera che si stringesse alla gola di Tremail Naik. Parazzoli s’immerge negli 82 romanzi oltre 100 racconti di Salgari con lo spirito d’un bambino

Sa bene di muoversi, specie negli articoli scritti per il quotidiano dallo scrittore veronese, in un labirinto di notizie perlopiù ricavate da riviste, dizionari, enciclopedie (quello in 24 volumi di Girolamo Boccardo), tutta roba che l’Emilio imparava a memoria fingendo –e convincendosi- di averla vissuta. «Salgari non inventava nulla ma si documentava meticolosamente per tutto quello che concerneva l’ambientazione storica e scientifica dei romanzi» attesta  Gonzato «a furia di divorare enciclopedie, riviste scientifiche, giornali di viaggi, atlanti, Salgari si era formato un tale bagaglio di conoscenze  che pochi altri scrittori d’avventura potevano vantare. Altro che bugiardo fantasioso...». Giusto. Meno giusto il fatto che Salgari di mestiere facesse il giornalista. Ma proprio qui sta il miracolo. Salgari fu il primo di noi a essere riuscito a convertire le fake news in racconti d’avventura epocali. Certo, poi, nel 1911, sopraffatto dai debiti e dalla malattia della moglie, lasciò cadere la gola sulla lama di un rasoio, spacciando la sua ferita mortale per squarcio di tigre. Ma quella è un’altra storia...

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