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Vladimir Putin, lo psicanalista Recalcati nella mente dello Zar: "Il suo più grande terrore"

Vladimir Putin

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E' un viaggio nella mente di Vladimi Putin quanto ha scritto Massimo Recalcati su La Repubblica. "Ogni dittatore osserva la Storia dall'alto", "i puntini anonimi che segnalano la morte di bambini e di civili inermi, come quelli dei combattenti, appaiono ai suoi occhi solo come elementi secondari del quadro. Talvolta un chiaro disturbo alla propria immagine. Allora la macchina della propaganda si mobilita per oscurare la verità. Lo sguardo di ogni dittatore trapassa le vite umane come se queste non contassero niente. Il culto della personalità non è infatti mai laterale alle dittature, ma rivela la loro essenza più propria", scrive lo psicanalista.

 

 

Anche Putin, come tutti i dittatori, "è prigioniero dello specchio: la sola immagine che conta è la propria. La potenza militare o quella economica prolungano questa raffigurazione onnipotente di sé. Il dubbio, l'incertezza, la critica non appartengono al lessico del dittatore". E "la sua parola non instaura una dialettica, ma un comando". Così "la distruzione sistematica del dissenso riflette questa logica: il dittatore non intende rappresentare la Legge perché è la Legge. È il carattere profondamente religioso di ogni regime totalitario. È ciò che anima il consenso popolare verso le dittature".

 

 

La democrazia "è, agli occhi del dittatore, l'incarnazione di una malattia mortale", prosegue Recalcati. "La sua corruzione è il cancro dal quale il proprio regime deve immunizzarsi. Nel caso di Putin questa immunizzazione, non a caso, trova uno dei suoi alleati più potenti nel potere religioso della Chiesa ortodossa di Mosca". E "il rifiuto della democrazia coincide così con il rifiuto della degenerazione morale che l'Occidente inevitabilmente comporta". Quindi, "la sola cosa che conta è il compimento della missione alla quale ogni dittatore si sente votato dalla Storia. Nel caso specifico di Putin l'affermazione della Russia come potenza imperiale". Ma attenzione, conclude, "quello che più di ogni altra cosa il dittatore teme è che il sequestro della parola e della Verità possano avere un termine".

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