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Marco Travaglio "amicissimo di Giorgia Meloni. Forse...": indiscrezione-bomba

Marco Travaglio

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Un torinese con la passione per le notti romane. Un uomo di destra che ha scelto l'antiberlusconismo prima e il Movimento 5 Stelle poi, e che ora potrebbe tornare all'ovile grazie a Giorgia Meloni. Il Giornale dedica un velenosissimo ritratto a Marco Travaglio, a firma di Luigi Mascheroni. Velenoso e moto ben informato, visto che Travaglio professionalmente è di fatto "nato" proprio in quella redazione, ai tempi di Indro Montanelli. All'epoca, ricordano, si definiva "solo un giornalista", umile e riservato cronista di giudiziaria. Poi la metamorfosi: "Di destra, è stato leghista, con Di Pietro, De Magistris, i girotondi, i grillini". Ora, si ricorda ancora, "è una star, pop e tuttologo. E non gli spiace la Meloni...". Come dire: occhio all'ultimo ribaltone del direttore del Fatto quotidiano, chissà che non si possano ipotizzare (brutte) sorprese per Giuseppe Conte.

 

 

 

 

"E' tutta la vita che ambisce ai titoli di prima pagina. Ci è riuscito", sintetizza Mascheroni. "Memoria di ferro e faccia di bronzo da sabaudo, devoto cattolico e liberal-enaudiano, è un vero uomo di destra (mai votato Pd, Ds o Pd). Che solo inopinatamente nel corso della sua invidiabile carriera ha scritto a lungo per giornali di sinistra: Repubblica, l'Unità, L'Espresso e il Fatto quotidiano. Del resto, amante dei treni, è noto che Travaglio ha sempre usato i giornali come taxi". 

 

 


E così oggi è diventato "capopopolo del più bel populismo, divorato dal protagonismo, divo da avanspettacolo, giacobino - Liberté, Égalité, bonèt - e star mediatica. Primadonna, due visioni del giornalismo («O ho ragione io, o hai torto tu»), tricoteuse, quattro pezzi al giorno tra corsivi, editoriali, interviste e istruttorie, Cinque stelle, «Sei bravissimo Marco!», La7 e Otto e mezzo, Travaglio ha 57 anni. Ma fatto più cose di Prezzolini che è morto a cento. Chapeau! Che in piemontese si dice «Esageruma nen!». Scopritore di firme femminili di talento ("Non a caso le veline più belle del giornalismo, da Isabella Borromeo alla Gentili, da Silvia Truzzi alla Lucarelli, arrivano al Fatto come mosche sul Bicerin. Meglio di Vanity Fair") e in grado di attraversare l'arco parlamentare con disinvoltura: "Montanelliano quando Montanelli schierava il Giornale sulla linea più conservatrice, vociano fino a che La Voce chiude, firma della Padania con lo pseudonimo Caladrino durante la stagione secessionista della Lega (e voto per Bossi), republicones sotto il miglior Scalfari, fan di Antonio Di Pietro ed elettore di IdV, estimatore per una stagione, quella giusta, di Gianfranco Fini, simpatizzante dei Girotondi, agit-prop del Popolo viola e De Magistris, supporter di Ingroia e del Partito della Rivoluzione civile, braccio giornalistico del grillismo e consigliori di Giuseppe Conte". E ora, la profezia, "è anche amicissimo di Giorgia Meloni: peccato, perché - è la Storia- tutti i politici che ha sponsorizzato non hanno fatto una bella fine".

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