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Matteo Bassetti scende in campo? "Io ministro?", obiettivo-governo

Matteo Bassetti  

Claudia Osmetti
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Vuole una commissione di inchiesta sui morti del 2022, il virologo Matteo Bassetti. Vuole vederci chiaro perché, dice, «delle due l'una: oli stiamo contando con parametri sbagliati, che andavano bene nelle prime ondate e che, adesso, non tengono conto di quanto il virus sia cambiato, oppure abbiamo sbagliato tutto e le risposte messe in campo per arginare la pandemia non hanno funzionato». Calano i contagi, aumentano (o, comunque, non diminuiscono) le vittime: ieri ne abbiamo contate 158. Un numero che fa ancora impressione. «Ma che, per chi lavora negli ospedali, è sopravvalutato. Io credo che una stima corretta si attesti intorno al 20%».

 

 

 

Urca, è un bel tonfo all'ingiù, dottore. Lei dirige la Clinica di malattie infettive al San Martino di Genova, com' è la situazione nel suo reparto?
«Assolutamente non preoccupante. Abbiamo quattro ricoverati ultra ottantenni e un signore di 97 anni.».

Ma allora perché la conta dei morti per Covid... O col Covid? Non si capisce più: quale espressione è meglio usare?
«È proprio questo il punto. Purtroppo c'è tanta confusione perché basta un tampone positivo per catalogare un decesso come "morte covid". Non è così.
Posso farle un esempio pratico, così ci intendiamo?».

Prego.
«Se una persona va al pronto soccorso per un ictus, gli fanno il test, scoprono l'infezione e poi, malauguratamente, muore, l'etichetta che viene apposta sulla sua cartella clinica è quella del covid. Ma è morto di ictus, non di infezione polmonare. Che, per carità: non va presa sottogamba.
Però è un'altra cosa. Questo, tra l'altro, trascina con sé tutta una serie di problemi. A cominciare da un messaggio sbagliato che viene dato sul fronte vaccinale».

Cioè?
«Una persona può essere portata a pensare: "Allora cosa mi vaccino a fare, tanto si muore lo stesso". Non è così. Dobbiamo dirlo chiaro e forte».

Però qui c'è una responsabilità che travalica quella medica. Voglio dire: in un certo senso, la comunicazione è anche politica...
«Certo. Di errori ne sono stati commessi tanti. La quarta dose è un flop già adesso. Cosa pensa che accadrà, di questo passo, a settembre quando toccherà rimettere in piedi una campagna vaccinale?».

Il punto è che, a settembre, ce ne sarà un'altra di campagna. Quella elettorale. Ma lei sarebbe disposto a fare il ministro della Salute?
«Serve un cambio di rotta. Al ministero della Sanità serve un tecnico, un esperto. Due anni e mezzo di emergenza ce l'hanno spiegato fin troppo bene: non possiamo permetterci di avere una persona che impiega sei mesi prima di capire come funziona la macchina. Abbiamo bisogno di uno che metta le chiavi nel quadro e parta. Altrimenti sarà un disastro».

 

 

 

Mi pare di capire che non abbia risposto: "No, per carità, io no"...

«Guardi, in tutta sincerità. Sono un uomo dello Stato. Lavoro in un'Università pubblica. Sarei onorato di un incarico del genere e lo svolgerei con orgoglio se me lo chiedessero. E lo dico indipendentemente dalle questioni di partito nelle quali non voglio entrare perché non sono il mio campo. Però, quello che mi sta a cuore aggiungere , è che non conta il nome. Che sia Matteo Bassetti o qualcun altro, amen. L'importante è trovare una persona capace e competente. Il ministero della Sanità oramai è strategico, come quello dell'Economia».

Vero. Torniamo alla commissione d'inchiesta che ha chiesto. Di che commissione si tratta?

«Tanto per iniziare dovrà essere indipendente, cioè esterna all'Istituto superiore di sanità».

Non si offenderà nessuno?

«No, nella comunità scientifica è la prassi che ci sia una valutazione terza».

E cosa dovrà fare?

«Dovrà prendere a campione un centinaio di cartelle per ogni ospedale d'Italia e capire se, davvero, le morti riportate sono dovute all'infezione polmonare da sars-cov2 o se, invece, si riferiscono ad altre patologie».

Se dovesse avere torto? Se si tratterà di morti "per covid" e non "col covid"?

«Be', allora saranno dolori seri. Perché vorrà dire che oggi, con tre farmaci antivirali disponibili, cinque vaccini e diversi anti-infiammatori, stiamo fronteggiando il coronavirus in una maniera del tutto inadeguata. Ma io non penso che andrà così. E mi faccia chiudere con quella che avrebbe dovuto essere una premessa».

Mi dica.

«Non sto sminuendo la portata del virus. Non sto negando che nel 2020 e nel 2021 ci sono state tantissime morti. Sto solo dicendo che adesso, nell'agosto del 2022, lo scenario è diverso rispetto allora». 

 

 

 

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