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Rita Dalla Chiesa, palate di fango sulla figlia del generale in lista con FI

Francesco Specchia
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Se con quello sguardo fiero e agrodolce da Thatcher della Benemerita; se con quella chioma biondo cenere inviolata dal tempo; se, con quei tailleurini sopra i quali intravedi le luci di mille telecamere e sotto cui immagini davvero «gli alamari cuciti sulla pelle» come diceva sempre il papà; se, insomma, non avesse il carattere per farlo benissimo da sola, be’, ci sarebbe da difenderla, Rita dalla Chiesa. Non passa giorno, da quando s’è infilata nelle candidature per le Politiche nell’understatement del ruolo che la Rita non subisca attacchi cocciuti alla persona. Non passa momento che la figlia del Generale Dalla Chiesa, la donna che, con Enza Sampò, per anni in tv ha rappresentato la telegenia dell’intelligenza, venga infilzata nella macchina tritatutto della campagna elettorale. 

 

 

L’AFFONDO - Ora ci si mette Attilio Bolzoni, ex giudiziarista di Repubblica ora in forza al Domani. Il quale Bolzoni, proprio sulle colonne del quotidiano di Stefano Feltri, la prende alla larga. E, fingendo il rispetto che si concede agli ingenui e ai Candide dei corridoi parlamentari, in un pezzo titolato sull’«antimafia divisa e smarrita», tira sulla Rita una palata di fango che mai avresti mai detto. «La notizia più clamorosa è quella che riguarda Rita Dalla Chiesa, conduttrice tv nelle reti Mediaset, che sarà capolista in Puglia per Forza Italia, nel partito di Berlusconi» scrive Bolzoni «da qualsiasi parte se guardi la vicenda, e veramente con tutto il rispetto per Dalla Chiesa (con tutto il rispetto, per carità! ndr), è oggettivamente un cortocircuito. La figlia del generale morto per mafia a Palermo il 3 settembre 1982 nella lista del partito politico italiano che più di altri dagli anni di Giulio Andreotti c’è impersonato la figura dell’imprenditore in promiscuità così raccontano tre decenni di indagini con quella stessa mafia. Nel partito voluto da Marcello Dell’Utri, condannato per concorso sterno. Il fianco del Cavaliere che più di una torna ha definito “eroe” Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore di riferimento da Cosa nostra».

 

 

LO SCANDALO - Tradotto: è uno scandalo che la figlia dell’eroe ammazzato dalla Mafia stia nel partito di un mafioso. A dire il vero Bolzoni cita anche altri nomi illustri di parenti di vittime di mafia, non ultima Caterina Chinnici figlia del magistrato ucciso da Cosa Nostra, candidata per il centrosinistra o alla guida della Sicilia e rea di avere nelle sue liste 3 “impresentabili”. Eppure su Rita Bolzoni è stato implacabile. Se si considera, poi, che da giorni Rita viene data in pasto ai social che avevano assimilato l’offerta che Alfonso Signorini le aveva fatto di partecipare al Grande Fratello Vip con quella delle candidatura, be’ è chiaro che la conduttrice di Forum, carabiniera dentro, sia al centro di assalto da manuale.

 

 

GLI STESSI VALORI - Viene presa di mira per aver affermato «Berlusconi ha gli stessi valori con i quali sono cresciuta io»; viene sbeffeggiata per aver rivendicato la conduzione di programmi di servizio e di televendite. «È vergognoso questo alludere, sminuire, creare confusione», si lamenta lei col Giornale in un'invettiva educatissima per quest'improvvido approccio con l'agone politico. Eppure quest'attacco del Domani (ne seguiranno altri, cara Rita: fino al 25 settembre sarà tutt' un'ineducata carica a pallettoni...) contiene in sé quasi un scatto evolutivo nell'ingiuria del non-detto. Si rispolvera la vecchia polemica dell'uso distorto dei parenti delle vittime di mafia. Come se non solo Rita non avesse rappresentato, nell'ultimo trentennio, una pietra miliare dell'immaginario nazionalpopolare. Come se, in tutto questo tempo, Ritona non avesse avuto una carriera propria in grado di supportare di rispetto e professionalità i palinsesti. E come se, l'esclusiva della candidatura dei parenti delle vittime ce l'avesse solo il centrosinistra. 

 

LA MEMORIA - Fatemi capire. Se si candidano Claudio Fava, Rita Borsellino, Sonia Alfano, la Chinnici, perfino Nando Dalla Chiesa si parla di meritorio tentativo di tener viva la memoria. Se si candida Rita Dalla Chiesa, be', è una catapultata dall'alto che disonora la memoria. «Siamo ancora ostaggi di una sottocultura politica che considera i familiari dei morti di mafia una categoria antropologica, donne e uomini segnati a vita da una lettera scarlatta» ha detto Claudio Fava, applaudito a sinistra, a favore della Chinnici. Per la Dalla Chiesa, al massimo, uno sdegnato silenzio....

 

 

 

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