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Giorgia Meloni, Rula Jebreal imbarazza perfino la sinistra

Renato Farina
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Noi padri lo sappiamo bene. Ci useranno contro i nostri figli, e magari nipoti. È questa di solito la sofferenza insopportabile che accompagna la rovina della reputazione causa condanna, meritata o no che sia, oppure come conseguenza di una campagna  di stampa. È una specialità della sinistra. (Ne ho esperienza. Io ero il famoso Betulla, mio figlio divenne Betullino, emarginazione, vendette trasversali). Ma qui nel caso Jebrael-Meloni siamo oltre,molto oltre. Si usa un non-padre per sporcare pubblicamente l’intima coscienza di una non-figlia. La quale semmai avrebbe potuto usare il dato biografico di una condanna per traffico di droga del genitore (sparito dalla sua vita da quandolei aveva un anno) per erigersi a modello di persona che ha saputo capovolgere il corso del destino. Giorgia invece ha praticato, non in ossequio al codice ma alla pietas, il diritto all’oblio verso chi l’ha costretta a crescere in una famiglia monca.

 

 

Ed ora pure questa. Sembra una cattiveria del non-padre, una specie di morso dello zombie. E adesso? Adesso, a quanto pare, niente. Rula Jebreal, il giorno dopo la charactera ssassination alla Goebbles di GiorgiaMeloni, ha già ottenuto l’immunità da quel mondo dei piani alti che conta e decide della nostra vita assai più di quanto pesi il voto del popolo. Insabbiamento. Omertà. Nessuno del suo giro radical-chic, per non cancellare il volto internazionale del politicamente corretto, non dico l’abbia scomunicata, ma anche solo picchiata con un fiore. Tra loro si reggono il sacco. Quando unola spara troppo grossa, urtando chiunque abbia un milligrammo di sensibilità e di decoro, la tecnica per preservare l’amico e il club è quella di fingere di non aver sentito, letto, ci sono ben altri problemi, non è vero? Cercate una dichiarazione di uno/una giornalista dello star system televisivo, o una storia Instagram di un influencer alla moda o di un Maneskin qualsiasi. Un o due Ferragnez che si propongano come scudo almeno virtuale, su schermo e su social, a questo colpo di lingua serpentesca. Ancora fino a ieri sera nulla era pervenuto. QUEL PRECEDENTE DEL 2016 Intendiamoci. La giornalista italiana, araboisraeliana e americana non ha sparato una sciocchezza pazzesca in un dibattito fiammeggiante. In realtà Rula se l’eralegata al dito dopo che aveva avuto la peggio con Giorgia, pur essendo sostenuta da conduttore e platea,in un duello televisivo su La7, da Corrado Formigli, nel 2016. Il veleno le è fermentato nella pancia più che nella testa. Il suo trionfo politico-mediatico è stato a Sanremo nel 2020. Dopo di che è diventata un monumento nazional-popolare progressista. Sarebbero, quelli dell’altro ieri, vocalizzi sguaiati se fossero capitati nella disfida agonistica da battaglia pre-voto, oppureal ritorno negli spogliatoi dopo una partita tesa. Poi, doccia, lealtà, scuse per gli eccessi: ci si stringe la mano. Vale per il calcio, e (dovrebbe) per la politica. Lo hafatto Enrico Letta con GiorgiaMeloni con una telefonata mesta ma onesta. La Jebreal invece ha agito a freddo, con calcolo, entrando con il kalashnikov verbale nella campagna mondiale di denigrazione della “rivale”. È stata una mossa di odio politico e diinvidia primordiale pianificata per delegittimare chi ha vinto le elezioni (si chiamerebbe sovranità popolare). Non lo ha fatto falsificando le idee dell'avversario/a, ma esigendonela discriminazione su base genetica.

 

 

 

Gravità inaudita, flagranza reiterata, razzismo della più bell’acqua. E lo ha fatto dando non una, ma due, tre martellate sullo stesso chiodo infame. Abbiamo cercato un precedente paragonabile allo schifo di gettare, per odio politico, il cadavere di un padre tra i piedi della di lui figlia, per contaminarla coi delitti da lui commessi. Niente, non se ne trovano. Eppure nel gran teatro della politica, del giornalismo e delle istituzioninon sta accadendo nulla. Niente. Chiusa lì. TROPPI SILENZI Parliamo – ovvio - della casamatta progressista da cui si dipartono i fili del potere mediatico e culturale. L’Ordine dei giornalisti? Il Consiglio di disciplina della categoria? Zero. Il femminismo ufficiale si sta occupando di diritto all’aborto, e organizza manifestazioni contro la Meloni sul tema, e non si capisce perché. Ora Rula, in fin dei conti, rimprovera alla madre di Giorgia di non averla abortita, nonostante sapesse quale razza di padre le stava per dare. Rula non si tocca. Del resto c’era un vecchio slogan che prevedeva casi simili: «O aborto o un mostroin pancia». Come ha scritto la Meloni, Jebreal l’ha ridotta a mostro per discendenza biologica, come se la sua persona contenesse nel Dna una fedina penale. Ma la militante Rula non si tocca. Emma Bonino è troppo impegnata a far ricontare le sue schede onde riavere il seggio, ea stramaledire Calenda reo di averle preferito Renzi. Ecco, questi due, oltre a Giuseppe Conte, sono i personaggi notevoli e non di centrodestra intervenuti ad esprimere ripugnanza per la discesa agli inferi della Signora Jebreal.Ma costoro sono dei fuori quota rispetto a sinistra, estrema sinistra, femminismo, antifascismo, forcaiolismo che colpisce per colpa degli antenati i discendenti fino alla settima generazione. Progressismo? Al diavolo. Niente di nuovo sul fronte della sinistra occidentale. Il popolo può ben votare e persino amare una donna di destra, per abbatterla va bene anche la lupa solitaria a cui dare l’immunità. P.S. Ho frequentato, oserei dire di essere stato amico di Rula, tanti anni fa. Non è affatto una donna sciocca. Chi l’ha avvelenata?

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