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Otto e Mezzo, porcata-Giannini contro Berlusconi: "Salvini e Meloni due poveracci"

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Dal giorno successivo alle elezioni politiche la strategia della sinistra è chiara: dire che il centrodestra è spaccato, che i tre leader si odiano. Operazione di cui si è fatta carico più la sinistra televisiva che quella politica, poiché il Pd è letteralmente esploso ed è impegnato in beghe di partito incomprensibili e scaccia-elettori, quei pochi che rimangono.

E quale sinistra televisiva più di Otto e Mezzo dà il "meglio", eufemismo, contro Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi? Presto detto: nessuna. Soprattutto se ospite di Lilli Gruber nel programma in onda su La7 c'è un altro pezzo da novanta dell'avanguardia progressista, Massimo Giannini, direttore de La Stampa che, ad oggi, è forse il primo dei quotidiani in Italia in termini di militanza. E la militanza è quella contro il centrodestra.

 

Dunque, ecco che riparte il ritornello degli alleati che si odiano, in cui la Gruber sguazza: "C'è un asse Salvini-Berlusconi contro Meloni? Sono carissimi nemici?", chiede con sorrisino maramaldeggiante. E Giannini raccoglie l'assist con malcelato entusiasmo: "Toglierei il carissimi. Ciascuno fa il suo asse in questa coalizione. Sono tre destre differenti che arrivano al governo, naturalmente Giorgia Meloni dal punto di vista aritmetico è di gran lunga la socia di maggioranza, dunque ha l'onore e l'onere di costruire la squadra di governo", premette. 

Giannini a Otto e Mezzo, qui il video dell'intervento

"Però si arriva a questo successo elettorale sulla base di una sfiducia reciproca - riparte Giannini con sua somma soddisfazione -, la prima delle quali riguarda Berlusconi nei confronti degli altri due. Ricordo l'anno scorso, il giorno del compleanno del Cavaliere, io lo chiamai per fargli gli auguri. Il giorno dopo scrissi un articolo che fece rumore, perché quando gli chiesi se il centrodestra avrebbe vinto le elezioni e se uno tra Salvini e Meloni sarà presidente del Consiglio, lui si fece una crassa risata e disse: non scherziamo, la politica è una cosa seria. Come a dire: quelli sono due poveracci, io ci starò insieme ma in realtà garantisco io", sottolinea Giannini. Insomma, il direttore si propone anche come esegeta del verbo berlusconiano: Salvini e Meloni poveracci. Peccato che il Cav, "poveracci", non lo abbia mai detto e, azzardiamo, neppure pensato.

"Poi è passato un anno e la Meloni ha superato Salvini, quindi Berlusconi non si fida degli altri due, Salvini detesta la Meloni e la Meloni deve governare tutto questo. Naturalmente lo faranno. Draghi però ha fatto il governo in dieci giorni. E se il ritorno della politica è questa roba qua, vedo tante, tante difficoltà", conclude Giannini con una profezia che sfuma senza nemmeno nascondersi troppo in una speranza. La sua, di speranza.

 

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